RISANAMENTO RAI: AGIRE SUI RICAVI. LA SIPRA È INEFFICIENTE?

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Tagliare non basta. Alla Rai mancherebbero all’appello milioni di pubblicità. Vertici Sipra a rischio?
«Ora la Rai ha bisogno della spending review». Lo ha dichiarato il neo Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli. Quest’ultimo, insieme alla Tarantola, ha già elaborato una bozza di una ulteriore manovra di tagli. Bisogna precisare la Rai ha già subito la mannaia dell’ex dg Lei. A fine 2011 è stato approvato all’unanimità un piano di riduzione dei costi che sfiora i 100 milioni di euro.
Ma non è bastato. Ne poteva essere sufficiente. Inoltre non è detto che “sforbiciando” qui e lì si risolvano i problemi endemici di un’azienda. Tuttavia i nuovi dirigenti di Viale Mazzini hanno subito evidenziato la priorità: «Prima i conti e poi le nomine». E quando si dice conti, si intende tagli.
In effetti la tv di Stato ha circa 300 milioni di debiti pregressi. Inoltre quest’anno la Sipra ha raccolto poca pubblicità rispetto al previsto (unica piccola boccata di ossigeno sono stati gli Europei di calcio). Si stima che a fine anno la Rai raccoglierà meno di 900 milioni, rispetto al miliardo stimato. In effetti la Tarantola, anche se nominata ufficialmente solo giovedì 12 luglio, aveva già un’idea della situazione finanziaria della Rai. Da buon economista ed ex vicedirettore di Bankitalia, la Tarantola, di concerto con Grilli, ha già elaborato un piano articolato in vari punti: cessione degli immobili e delle proprietà dell’azienda (si parla anche di vendere la sede la Viale Mazzini) alla Cassa Depositi e Prestiti; recuperare 500 milioni di canone evaso, magari allegandolo alla bolletta elettrica, al pagamento dell’Imu o alla fiscalità generale; vendere gli asset “negativi” di RaiWay (tale decisione aleggia da tempo nell’aria e ha suscitato numerose preteste di dipendenti, sindacati e associazioni), ovvero torri, terreni e personale di manutenzione; riduzione del canali televisivi, da 14 a 6-8, con relativa vendita o affitto delle frequenze in esubero e risparmio del personale; tagliare i contratti al personale già in pensione e prevedere lo “scivolo” per quelli vicini all’uscita.
Tutto vero e fattibile. Ma in ogni caso potrebbe non bastare. Presi dalla smania di ridurre i costi, si rischierebbe di perdere di vista i ricavi. Quest’ultimi per la Rai sono duplici: il canone e la pubblicità. Sul primo c’è un dibattito “carsico” che dura da decenni: c’è chi lo paga e chi no, ritenendolo una sorta di sopruso. In ogni caso è una delle “tasse” più odiate dagli italiani. E lo Stato non sembra ancora avere gli strumenti esecutivi per un controllo con eventuale “punizione” per gli evasori. Dunque è difficile ipotizzare che gli evasori cronici vengano folgorati sulla via di Damasco e inizino a pagare il canone. Quindi bisogna agire sui ricavi, ovvero sulla pubblicità, ovvero sull’efficienza della Sipra.
La Repubblica Affari e Finanza ci dà qualche dato interessante che non pone certo a favore della concessionaria della pubblicità della Rai. La Sipra fornirebbe pacchetti rigidi, poco flessibili e senza sconti. Inoltre nei primi mesi del 2012 la raccolta è crollata del 25% (infatti la Rai ha perso svariate decine di milioni di euro), mentre quella di Publitialia, la concorrente di Mediaset, “solo” del 10%.
Inoltre, secondo una regola non scritta del rapporto tra ascolti e pubblicità, un punto di share equivale a 30 milioni di euro. Dunque i canali digitale del servizio pubblico, come Rai4 e RaiMovie, che si attestano sull1%, dovrebbero valere sui 30 milioni annui. Invece ne portano a casa solo 10.
Poi ci sono i portali Internet che dovrebbero valere circa 15-20 milioni, ma ne realizzano 6.
In totale l’armata dei nuovi canali digitali Rai dovrebbe fruttare 180 milioni. Si arriverebbe a 200 aggiungendo la quota parte del web. Tuttavia la Sipra pare che raccolga circa un terzo del loro potenziale valore: ovvero 60-70 milioni. Mancano 130-140 milioni. Una somma che darebbe non poco fiato alla tv di Stato. E poi una curiosità: pare che, durante gli scorsi Europei di Calcio, la Sipra, secondo La Repubblica Affari e Finanza, si sia dimenticata di vendere gli spot per gli eventuali rigori delle semifinali.
Ricordiamo che la Tarantola, con il recente “compromesso” ottenuto nel cda, ha ampi poteri sul reparto finanziario, tecnico-amministrativo e commerciale. La Sipra ne fa parte. Potenzialmente i suoi dirigenti sono a rischio. Il cda della Sipra, che scade alla fine del 2012, è composto da Roberto Sergio (presidente), Aldo Reali (ad), Mauro Miccio, Giuseppe Pasciucco, Ugo Ottaviano Zanello. E poi c’è anche un dg, Nicola Sinisi.
Ma non bisogna dimenticare che la premessa per ogni guadagno è la qualità dei contenuti e la loro commerciabilità. Senza escludere le responsabilità della Sipra, la Rai ha appena perso, sempre nell’ottica dei tagli, la Formula 1, e una buona fetta dei diritti per il Calcio. Questo significa che rischia di perdere utenti e quindi il valore della pubblicità. Con tali premesse sarà difficile risalire la china.

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