Contributi per giornali indipendenti e spinta all’innovazione sono i capisaldi della riforma dell’editoria e del Fondo per il pluralismo. La proposta di legge presentata dal Pd prevede molte deleghe al Governo e la messa a nuovo di tutta la filiera
Riforma complessiva per il settore dell’editoria. È quanto prevede la proposta di legge del Pd (a prima firma Maria Coscia) depositata in commissione Cultura alla Camera. La proposta, conferma la stessa Coscia, è frutto del lavoro portato avanti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti nei mesi scorsi e di quanto emerso dalle audizioni della commissione.
Una ristrutturazione per tutto il comparto, dicevamo, perché da quanto spiega la deputata del Pd la proposta di riforma per l’editoria prevede molte novità, come ad esempio l’istituzione di un fondo a palazzo Chigi e una delega per la riforma vera e propria, che va dalle edicole alle modalità di erogazione del finanziamento pubblico.
La mossa precede di pochi giorni l’arrivo alla Camera (previsto per lunedì) della proposta di legge del Movimento 5 Stelle sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Non si tratta di un caso, visto che il relatore Roberto Rampi (Pd) fa subito sapere di essere disponibile a presentare una richiesta di rinvio in commissione del testo: la proposta di legge del pd potrebbe quindi essere abbinata a quella del M5S.
Il testo firmato da Maria Coscia propone per cinque anni (cioè fino al 2020) il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione: le risorse verrebbero ripartite ogni anno con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. La proposta di legge prevede la delega al Governo per la riforma vera e propria, ma al centro di tutto resta la questione dei contributi per l’editoria.
Contributi che sarebbero confermati per le cooperative giornalistiche e per gli enti non profit, mentre resterebbero fuori i giornali di partito e gli organi di movimenti politici e sindacali, i periodici tecnici, aziendali, professionali. L’erogazione dei contributi, infatti, vorrebbe premiare solo le imprese che esercitano attività autonoma e indipendente.
Una spinta all’innovazione, la delega prevede che per poter beneficiare del finanziamento i giornali dovrebbero investire nel digitale e passare all’online, anche in parallelo al cartaceo. L’entità del contributo, inoltre dovrebbe essere proporzionale al numero delle copie vendute ogni anno.
Il testo prevede anche un decreto legislativo che dovrebbe introdurre incentivi fiscali per gli investimenti pubblicitari nel settore dell’editoria, la liberalizzazione della vendita nelle edicole e la promozione della lettura dei giornali nelle scuole. Novità previste anche per i prepensionamenti per i giornalisti: il Governo si dovrebbe occupare di uniformare l’accesso alla normativa generale e razionalizzare la composizione e i compiti del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti.