Dopo lo stop inatteso prima della pausa estiva, il disegno di legge di riforma del fondo dell’editoria torna in Aula al Senato per il via libera prima del passaggio finale alla Camera. Il voto di Palazzo Madama è atteso domani, ma, dopo le modifiche in Commissione, resta ancora un nodo da sciogliere e riguarda il tetto agli stipendi per i giornalisti. L’emendamento, presentato da Roberto Calderoli (Ln) e appoggiato da buona parte dell’opposizione, è stato accantonato su richiesta del relatore Roberto Cociancich (Pd), che in un primo momento, come il governo, aveva dato parere favorevole. La modifica consentirebbe di erogare contributi pubblici solo alle aziende che applicano al proprio personale e ai propri consulenti il tetto di 240 mila euro annui, previsto per il presidente della Repubblica. La norma, così formulata, riguarda solo la carta stampata e non la Rai, che, a seguito dell’erogazione di un bond, come previsto dalla legge può non sottostare al limite previsto per i dipendenti pubblici. Il timore della maggioranza è che tale cambiamento in extremis del testo porti poi a nuove modifiche alla Camera, posticipando ancora l’ok a un provvedimento che gli operatori del settore chiedono di approvare in fretta. L’intero gruppo di Ala, come annunciato da Ciro Falanga, ha fatto proprio l’emendamento Calderoli. E a favore della norma si sono espressi la presidente del Misto Loredana De Petris, Maurizio Gasparri (FI), D’Ambrosio Lettieri (Cor).
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