Associazioni e federazioni dell’editoria italiana finalmente hanno una linea comune. Si tratta di una grande cosa, soprattutto nel mondo della piccola editoria e del non profit. Il finale convulso del 2014 è un’esperienza da non ripetere, sia per gli editori che per il Governo. Per questo motivo tutte le parti in causa sono già al lavoro e all’indomani della riunione del 19 gennaio al Dipartimento Informazione ed Editoria filtra ottimismo da parte delle associazioni e delle federazioni. Già Francesco Zanotti, presidente Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) si è detto fiducioso, sulla stessa linea anche la presidente della Federazione Italiana Liberi Editori (File) Caterina Bagnardi: “Siamo in piena sintonia sotto tutti i punti di vista, stiamo lavorando insieme ed è una cosa molto importante perché ci aiuta a far passare il messaggio che bisogna essere liberi di leggere. La gente non può pensare che il giornale che sta comprando debba essere legato a grandi gruppi capitali oppure che si tratti di un giornale ‘di regime’. Il messaggio che intendiamo lanciare è che leggere è un bene pubblico e non commerciale, anche perché il mercato oggi non consente agli editori ‘minori’ di poter competere”.
Gli ostacoli del mercato
“Bisognerebbe riorganizzare tutte le leggi del mercato pubblicitario che in questo momento ci vede sicuramente perdenti tra Rai, televisione in generale e la stessa grande carta stampata che possono costruire su questo i propri bilanci”. La presidente dei liberi editori mette a fuoco una delle questioni più delicate in merito allo stanziamento di fondi pubblici a sostegno della libera informazione, sottolineando poi che “il Governo ha dato un segnale di grande apertura nel voler continuare a mantenere questa posizione favorevole al mondo degli editori. D’altro canto, e lo vediamo anche con quello che è successo a livello internazionale, il nostro presidente del Consiglio ha manifestato spesso solidarietà nei confronti della libertà di stampa. Quindi, partendo da questo punto di vista, nel corso dell’incontro è stata espressa la volontà del Governo di lavorare insieme, la volontà di dare delle certezze al comparto e garantire comunque il pluralismo dell’informazione”.
Sì alla riforma, ma prima le garanzie
“Ho sottolineato che prima di parlare della riforma occorre avere garanzie sul 2015: quello del fondo per l’editoria è un ‘meccanismo perverso’, noi veniamo pagati un anno dopo (ossia i fondi che il Governo dovrebbe stanziare nel 2015 fanno in realtà riferimento ai bilanci del 2014) e senza assicurazioni non siamo sicuri di avere la forza di chiudere i bilanci“. Sì all’ottimismo, quindi, ma senza eccedere in prematuri entusiasmi. La Bagnardi riconosce che “il Governo quest’anno ha ha manifestato una grande sensibilità, riuscendo ad integrare i fondi che erano stati tagliati all’ultimo momento. Grazie al sottosegretario Lotti siamo riusciti a rimpinguare il fondo, ma se anche quest’anno non dovesse avvenire lo stesso parlare di riforma, parlare di editoria, parlare di comparto diventerà estremamente difficile e cioè al tavolo saranno sedute solo 10 testate. Prima di capire se siamo in grado di chiudere il 2014 è veramente difficile parlare del futuro. Anche qui, abbiamo avuto un segnale da parte del Governo, che lavorerà perché quest’anno venga integrato il fondo relativo al 2014″.
Un comparto sempre più unito
“Il Governo si è impegnato in questo senso e noi ci siamo dichiarati disponibili a lavorare su di una riforma, anche se la legge attuale (la 103 del 2012) è ormai abbastanza integrata. In questo caso, però, si intende integrare anche le televisioni e le radio per costruire un tavolo, un comparto quasi unico e quindi ampliare una riforma che possa comprendere un po’ tutto quanto il mondo dell’editoria, della comunicazione e dell’informazione”. La riforma dell’informazione vorrebbe quindi puntare a creare un comparto unico che comprenda tutti i vari aspetti di un mondo variegato, anche quelli che fino ad ora erano rimasti (o lasciati) un po’ più in disparte: “In questo c’è anche una sensibilità verso il settore online che dovrà essere regolamentato perché ad oggi è escluso dal discorso. Ci sarà anche questa integrazione. Nel frattempo dal Governo hanno chiesto delle idee e delle proposte a tutte le associazioni e le federazioni degli editori, hanno chiesto un contributo da parte nostra per poter aprire il tavolo subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica”, conclude Caterina Bagnardi.
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