C’era tutto il mondo dell’editoria oggi a Roma. C’era il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’Editoria Luca Lotti e c’erano editori, giornalisti, agenzie stampa, distributori e edicole, tutti ampiamente coinvolti in quello che sta succedendo, e che succederà, in un settore fortemente in crisi, ma che continua a lottare per sopravvivere. Tra le sigle presenti a Palazzo Chigi c’erano anche i promotori della campagna per il pluralismo dell’informazione “Meno giornali = Meno Liberi” (Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori della Comunicazione CGIL, Associazione Nazionale della stampa Online, Unione Stampa Periodica Italiana) che fin da gennaio stanno portando avanti il discorso con il Governo.
“Abbiamo richiesto la garanzia dei fondi del 2014 e per il 2015 perché c’è la necessità di chiudere i bilanci. Inoltre siamo in attesa della riforma che secondo la tempistica indicata oggi sarà realizzata in due mesi”, spiega la presidente della File, Caterina Bagnardi. “Sono stati affrontati tutti i temi, dai contributi diretti al diritto d’autore, dagli ammortizzatori sociali agli over the top. Siamo riusciti a ragionare con serentià, ognuno di noi ha portato le proprie istanze. Il Governo ci aveva chiesto delle idee, dei suggerimenti e ognuno di noi, ogni sigla, ha presentato una documentazione tecnica. Dovrebbero partire adesso dei tavoli operativi per poter entrare nel merito della riforma e del disegno di legge che sarà realizzato”.
Più volte nel corso di questi mesi abbiamo messo in luce quanto la filiera dell’editoria avesse bisogno di certezze (clicca qui per approfondire), ora finalmente “siamo stati rassicurati – prosegue la presidente della File – , anche se comunque i fondi stanziati saranno pari a quelli dello scorso anno, e cioè circa 48 milioni di euro, per il 2014. Per il 2015 dipenderà dalla chiusura della riforma.
Tutti i firmatari della campagna “Meno giornali = Meno liberi” – dice ancora la Bagnardi – hanno rappresentato l’importanza del pluralismo, l’importanza di trattare l’editoria non profit come un bene sociale e quindi di continuare a sostenerla. C’è stata poi anche la richiesta di ulteriori ammortizzatori sociali e di accompagnare le aziende anche con della pubblicità istituzionale”.
“In sostanza ci riteniamo abbastanza sereni e soddisfatti, abbiamo la sensazione che possano essere compiuti tutti i vari passaggi senza sfiancarsi ulteriormente“, conclude la presidente File.
Tutti i promotori della campagna “Meno giornali = Meno liberi” si riuniranno anche domani per continuare a lavorare sulle proposte presentate al Governo e sulla loro messa in pratica.
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