Categories: Giurisprudenza

RIFORMA DELLA PROFESSIONE GIORNALISTICA. GLI SCENARI POSSIBILI

La proposta di Monti in realtà non è una novità, ma una nuova norma che recepisce le direttive europee sulle professioni redatta già in passato da Berlusconi e confermata da questo governo. La norma che compare al punto “Riforma degli ordini professionali”, prevede infatti l’annullamento della distinzione tra giornalisti pubblicisti e professionisti.
Il comma 5 dell’art 3 dl 138/2011 prevede che l’accesso a tutte le professioni intellettuali sia vincolato al superamento dell’esame di Stato previsto dalla Costituzione. Risultato, chi non avrà conseguito il praticantato e sostenuto la prova di idoneità per accedere all’albo dei professionisti entro il prossimo settembre potrebbe non aver diritto a svolgere regolarmente il proprio lavoro”.
In Italia i pubblicisti sono 80mila, ma solo 15-20mila di loro svolgono regolarmente la professione di giornalista. Questa piccola minoranza vive di quello senza essere riconosciuta professionista, mentre la parte restante è dotata di tesserino ma svolge altri lavori. Antonella Cardone, consigliera nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha scritto poco tempo fa su Facebook: “Dal prossimo 13 agosto il giornalismo potrà essere praticato solo ed esclusivamente dai giornalisti professionisti iscritti all’Ordine. Chiunque scriverà in modo continuativo (ad esempio più di dieci articoli l’anno) potrà essere oggetto di denuncia penale per esercizio abusivo della professione”.
L’Ordine però sta pensando a una proposta da stendere e da presentare al governo. Secondo quanto è emerso finora, l’Odg punterà a riconoscere ai pubblicisti iscritti all’Inpgi2 che versano regolarmente i contributi che davvero esercitano la professione giornalistica di conseguire lo status di professionista (previa esame di Stato). Questo significherebbe riconoscere che chi ogni giorno fatica nelle redazioni o come freelance ma non ha mai firmato un contratto di praticantato è davvero un giornalista. E così si elimina anche chi si fregia del titolo di pubblicista pur esercitando un’altra professione. Chi è professionista di fatto, invece, lo diventa anche formalmente e i lavoratori saranno così tutelati da ricatti e sfruttamento. Ma sono solo ipotesi.

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