Sono queste le parole di Matthew Gentzkow, professore della Booth School of Business dell’Università di Chicago. La sua ricerca scalza ogni luogo comune sull’adagio, ormai ripetuto allo sfinimento, che il decesso dei giornali sia conseguenza diretta dell’avvento del digitale. E ne spiega le ragioni: sicuramente Internet ha avuto una parte in questa recita, ma non può essere additato come colpevole. Le ipotesi più condivise rispetto al rapporto tra web e giornali si rivelano come false premesse. Il primo errore è pensare che il prezzo delle pubblicità online siano più bassi dei ricavi della pubblicità tradizionale. Questo avrebbe, di fatto, spostato i ricavi pubblicitari verso il basso, costringendo la stampa ad adottare modelli di business meno redditizi che non riescono a sostenere il prezzo della struttura. Il secondo errore è pensare che il web abbia reso il mercato pubblicitario più competitivo, abbassando i prezzi e i ricavi. “La percezione che gli annunci online siano più economici da acquistare nasce da un falso parallelismo: non si possono fare paragoni tra mele e pere”, prosegue Gentzkow, facendo un rapido raffronto tra costo dell’ad e il “prezzo” per ottenere l’attenzione degli utenti. Infatti, è ben più difficile incentivare al clic uno svogliato utente del web rispetto a far colpo con una bell’immagine su un assiduo lettore di riviste. Inoltre, va sottolineato che in America la popolarità dei giornali era già in declino (con valori simili) tra il 1980-1995, ben prima che arrivasse Internet.
Fonte: http://www.financialexpress.com/news/internet-never-killed-newspaper-study/1259676?rhheader