Revisione elenco pubblicisti. A rischio molte testate minori

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giornalisti grIn questa ultima settimana, tutti i giornalisti-pubblicisti iscritti nel distretto della Puglia hanno ricevuto una raccomandata dall’Ordine con all’oggetto: revisione dell’albo – Elenco Pubblicisti. La lettera inizia…come stabilisce la legge…e fa riferimento ad una norma del 3 febbraio 1963 n.69 (G.U. del 20 febbraio 1963 n.49) che è praticamente l’ordinamento della professione di giornalista. Questa lettera però, avendo per oggetto revisione dell’albo dei pubblicisti, significa che vuole verificare se esiste inattività fra quanti sono iscritti e decretare la loro cancellazione. Ricordiamo che gli Elenchi sono due, un Elenco per i giornalisti professionisti e un Elenco per i giornalisti pubblicisti. Leggendo la norma (art.41) si capisce che dopo due anni di inattività professionale l’Ordine può disporre la cancellazione del nominativo dall’Elenco. La stessa norma, relativamente alla inattività non tiene conto di periodi dovuti all’assunzione di cariche elettive e all’espletamento degli obblighi militari (la norma è del 1963). Non si fa luogo alla cancellazione per inattività per il giornalista con almeno 15anni di iscrizione. Premesso questo, l’Ordine basa la revisione dell’Elenco nei confronti di quei giornalisti che non hanno un contratto di lavoro e che non possono dimostrare versamenti contributivi. A tal uopo va innanzi tutto detto che questa norma, o meglio, questo articolo della legge, non ha mai avuto applicazione nel corso degli anni e che solo dal governo dei bocconiani (Monti) “spunta la luna dal monte”. Si capisce che non essendo mai stata applicata, chi si è iscritto prima e chi esercitava da anni questa attività si trova nella condizione di aver superato i 15anni nell’Elenco e non dovrebbe correre pericoli. Mentre la stessa legge, agirà diversamente perché ora hanno deciso di applicare tale norma con riferimento agli articoli come il 41 (inattività). Ma se una persona è inattiva, non si preoccupa. Perché allora un po’ di allarme, perché ad essere fatti fuori saranno gli attivissimi pubblicisti che oltre a scrivere su ogni giornale, rivista, periodico, mensile ecc. hanno anche una testata giornalistica registrata al Tribunale di appartenenza. Questi uomini liberi che non rispondono al sistema, non hanno alcun contratto, non versano alcun contributo, scrivono per il pensiero libero ed hanno contribuito negli ultimi dieci anni a demolire in parte questo sistema. Escono da loro le notizie scottanti, i fatti che nessuno pubblica, sono la controcorrente politica, la controinformazione, il non allineamento. E’ questi occorre fermarli. Tutto legale alla fine, sei inattivo nonostante scrivi su quotidiani ed hai una testata giornalistica registrata. Ritengo si sia aggirato l’ostacolo, e così evitato lo scontro frontale. Direte, però questa persona evade(?). No signori nessuna evasione fiscale nella stragrande maggioranza dei casi. Pensate ad un pensionato che scrive su un quotidiano nazionale e ha voluto creare un giornale. Per fare questo, rispettando la legge, si è iscritto e dopo due anni ha dimostrato di aver fatto pratica giornalistica, di aver avuto rapporti con un giornale che ha versato anche contributi allo Stato e che poi, dopo, non può essere più dipendente, continuare a versare se è pensionato (si tratta in centinaia di casi di persone che hanno sempre scritto nella loro vita e che svolgevano altre attività per vivere). Questi, ha ricevuto la tessera, è iscritto nell’Elenco e quotidianamente scrive perché i suoi articoli appaiono e la sua testata viene pubblicata. Di quale inattività stiamo parlando nel caso specifico. Non è chiaro se essere attivo significa essere pagato e inattivo significa scrivere più dei professionisti e non essere pagato. Il giornalista-pubblicista non è un professionista, lo dice la norma e lo dicono gli elenchi. Se ha finito la pratica ed è diventato giornalista-pubblicista quali contratti deve avere, quali contributi deve pagare. Non riscuote nulla, nell’esempio suddetto mette fuori lui tanti soldi per fare informazione, non compie alcuna evasione. Questa è solo l’apertura delle danze, perché ci saranno risvolti diversi sulla questione e spero si aprirà un dibattito nazionale che rimetterà in discussione gli Albi Professionali che hanno riferimenti a periodi e criteri superati. Diversa sarebbe una sanatoria per poi ripartire anche con eventuale verifica dei requisiti, ma non il ricorso ad una legge mai applicata in questo senso e una drastica epurazione. Le assemblee per il rinnovo delle cariche e per l’approvazione dei conti economici in scadenza nei vari Distretti dell’Ordine dei Giornalisti, potrebbero diventare terreno di confronto e di contestazione. Siccome si ritiene che lo scopo sia solo quello di soffocare le voci libere, quelle senza padroni e senza padrini, prevarrà come sempre accade in democrazia la legge, cancelleranno i nominativi di chi “non è in regola” e moriranno le Testate nate per informare diversamente l’opinione pubblica. Resterà nella storia di questi ultimi dieci anni, che grazie al contributo libero di giornalisti non allineati, sono emerse le gravi inadempienze di questo regime, delle sue istituzioni e degli uomini che lo hanno rappresentato.

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