Mercoledì prossimo 18 gennaio, alle ore 14,15, la Commissione Trasporti della Camera svolgerà l’audizione del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, sulle prospettive di realizzazione in Italia delle reti NGN.
Proprio in questi giorni l’Authority ha dato il via libera alle nuove regole per le reti di nuova generazione prevedendo l’obbligo di unbundling per Telecom. Cosa che era stata chiesta dalla Commissione europea. Ma di fatto gli operatori alternativi non potranno avere un accesso disaggregato vero e proprio alla rete. L’obbligo dell’unbundling per Telecom, infatti, ci sarà solo «ove tecnicamente possibile», si legge nella delibera dell’Agcom. Il punto è che l’architettura di rete scelta dall’ex monopolista, il cosiddetto Gpon, non rende appunto tecnicamente possibile il servizio. Qualcosa certo potrebbe cambiare in futuro con i miglioramenti della tecnologia, ma per il momento l’unbundling è come se non ci fosse. C’è però qualcos’altro che gli assomiglia: il servizio end-to-end. Telecom sarà obbligata a portare fibra su richiesta dei concorrenti ai clienti di questi ultimi che saranno in pratica raggiunti da due cavi, quello di Telecom e quello del concorrente. Il punto più delicato della questione è il prezzo che l’operatore alternativo dovrà pagare all’ex monopolista per la “costruzione” di questo tratto di rete aggiuntiva. I concorrenti vorrebbero pagare un canone mensile un po’ come avviene con l’attuale unbundling.
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