Repubblica in sciopero dopo un’intervista rilasciata a Prima Comunicazione nella quale il direttore Maurizio Molinari ha annunciato la svolta, anzi la “spallata” digitale a largo Fochetti. I giornalisti, non appena hanno visto la copertina e letto i contenuti della chiacchierata tra il loro direttore e i colleghi della rivista specializzata, hanno alzato le barricate e hanno immediatamente promulgato uno sciopero che durerà fino alle 19 di questa sera.
L’analisi di Molinari parte da un dato di fatto. Repubblica è in caduta libera, per quanto riguarda la vendita delle copie cartacee. Nonostante i correttivi, nulla sembra riuscire a tamponare la clamorosa emorragia in edicola. Dunque, occorre fare qualcosa. Cosa? Per Molinari la soluzione è digitale: tutto sull’edizione online. Tra i punti toccati dal direttore di Repubblica c’è la “continua indicizzazione dei contenuti, per intervenire rapidamente e costruire un’offerta informativa in linea con le preferenze dei lettori. Il nostro obiettivo è di intervenire in tempo reale, più volte al giorno, utilizzando i dati che raccogliamo sui nostri siti, sulle app, sui motori di ricerca e sui social. Se usi bene in tempo reale il seo, il giornale diventa responsive, dinamico”.
Ma i giornalisti non l’hanno presa bene. Tutt’altro. È iniziata una rivolta che è culminata nella scelta di incrociare le braccia. L’assemblea ha votato con 229 sì, sette contrari e 14 astenuti la mozione relativa allo sciopero che ha portato il giornale a non uscire in edicola e il sito a restar fermo fino alle 19 di oggi. L’assemblea, in un documento, s’è detta “incredula e indignata per le dichiarazioni del direttore Maurizio Molinari che costituiscono una grave offesa all’intero corpo redazionale, di cui vengono sminuiti l’impegno e la professionalità. Un sommario Piano di riorganizzazione editoriale viene raccontato in un’intervista a una rivista di settore senza che sia mai stato presentato, nei suoi dettagli e nelle sue implicazioni, prima al cdr e poi alla redazione, come invece le corrette procedure sindacali imporrebbero. La richiesta al direttore di esporre in assemblea il suo Piano perché venga poi votato, che ribadiamo, è stata dunque ignorata”.
Finita qui? Macché. Le ragioni dello sciopero a Repubblica, dove la situazione è ingarbugliata già da un bel po’, non sono terminate ancora. “La richiesta della redazione al direttore e all’editore di dare risposte immediate ai gravi problemi del momento, a partire dal calo di vendite in edicola, è stata ignorata. Questioni cruciali, come il nuovo modello di integrazione tra edizione cartacea e sito, come l’influenza dei trend d’interesse osservate in Rete sulle scelte editoriali, sono presentate in termini non convincenti. La loro esposizione, peraltro con modalità scorrette e irrituali, non risponde ai dubbi e alle inquietudini della redazione di Repubblica”. Infine l’assemblea ha affermato che “si oppone categoricamente al trasferimento da Roma a Milano della redazione di Affari&Finanza le giornaliste e i giornalisti non firmeranno i loro contenuti fino a quando non riceveranno risposte concrete e convincenti, in assemblea e nelle sole sedi deputate al confronto”.