I giornalisti di Repubblica contestano, senza mezzi termini, il nuovo piano di riorganizzazione presentato dalla direzione. Per i cronisti, che hanno decretato una solenne bocciatura al piano presentato da Maurizio Molinari, la strategia è completamente da rifare. Tanto nei punti materiali quanto, soprattutto, nei principi che lo ispirano. Il voto dei giornalisti di Repubblica sul piano di riorganizzazione è stato fin troppo eloquente, il documento che lo contesta è stato approvato da ben 205 cronisti, solo 23 i no e 52 gli astenuti nell’assemblea tenutasi nei giorni scorsi.
Il comitato di redazione ha dato conto dell’accaduto in una lunga nota. In cui ha ribadito che “l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica, visto il piano di riorganizzazione presentato dalla direzione – e nel contestarne filosofia, applicazione e mancanze – esprime in un documento (205 sì, 23 no e 52 astenuti) tutte le sue critiche e contrarietà”. Ma non è tutto. Le critiche sono impietose e sul tavolo ci sono la mancanza di garanzie e le lacune, ritenute incolmate e pericolose, nel documento promosso dalla direzione. “L’assemblea – incalzano i giornalisti – ritiene irricevibile un piano generico, lacunoso, mancante delle garanzie relative ai sempre più necessari e improrogabili investimenti a supporto. Un piano, seppur avviato in via sperimentale, con organici inadeguati per imprimere un cambiamento di rotta”.
Uno dei temi cardine della critica al piano da parte dei giornalisti di Repubblica sta nella “filosofia” nuova che dovrebbe accompagnare un corso rinnovato del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Va bene il digitale ma non si può lasciare sguarnito il fronte cartaceo. “Inoltre l’assemblea giudica negativamente il voler abbandonare la filosofia di “quotidiano omnibus”, accompagnato da una trasposizione massiccia di contenuti già pubblicati online: significa lasciare ulteriore campo libero al principale concorrente che già oggi, a differenza nostra, registra invece una sostanziale tenuta anche in edicola. Né – prosegue la nota – nel piano si fa menzione all’importanza e alla tutela dei settimanali che ancora oggi sostengono le vendite del giornale, né si fa cenno al ruolo dei grafici sospesi nella transizione tra carta e riforma del sito”.
Gli spazi per un confronto ci sono ma i piani di questo appaiono davvero differenti tra giornalisti e direzione: “Ci saremmo poi aspettati un passaggio dedicato alle redazioni locali, al loro sacrificio nonostante le evidenti insufficienze degli organici. Non ci opponiamo alla transizione verso il digitale, ma la redazione non vuole essere compartecipe di scelte che ritiene profondamente sbagliate. La redazione chiede alla direzione di dare risposte concrete, di riformulare il progetto e di rinviare la sperimentazione. E si riserva nuove forme di protesta per difendere la qualità del lavoro e il futuro della testata”.
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