Repubblica e La Nazione nel mirino: M5S e Nuovo Centrodestra…alleati per un giorno

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Beppe Grillo
Beppe Grillo
Fabrizio Cicchitto
Fabrizio Cicchitto

Giornali nel mirino. Da una parte il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo che nel suo blog se la prende con Repubblica e La Nazione per due articoli pubblicati lo scorso 10 gennaio, tacciandoli di essere  “serial killer della disinformazione”. Dall’altra il il deputato di Ncd Fabrizio Cicchitto che si scaglia contro il giornale diretto da Ezio Mauro (nella foto di apertura) per il modo in cui sta seguendo il caso De Girolamo, etichettandolo come “nuovo collettore della Stasi liberista”. Ma procediamo con ordine.
Per quanto concerne il “j’accuse” del comico genovese, la “Nazione” si ritrova sotto accusa per un grafico nel quale non sarebbero riportate le percentuali del M5S alle elezioni. “Il M5S votato da 9 milioni di italiani è genericamente compreso sotto altri. Il M5S scompare senza far rumore. Per il lettore non c’è più, non conta, nulla può e nulla fa”, tuona Grillo.
L’altro articolo, quello di Repubblica, è invece dedicato ai rimborsi elettorali. “Il M5S ha preso 600.000 euro? Ma non li aveva rifiutati? Sono come gli altri!” pensa il lettore che non si accorge del minuscolo asterisco che rimanda a una nota ancora più minuscola che recita: ‘rimborsi non utilizzati per decisione di M5S'”, attacca il leader pentastellato.  “E’ una disinformazione scientifica, al di sotto del livello di coscienza: subliminale. La vittima è sempre il M5S che o non esiste o è come gli altri. Questa disinformazione è nelle redazioni locali, si annida in un sottotitolo, dentro un grafico, dietro un asterisco. Disinformazione metodica, chirurgica, seriale che denota un comportamento attento, che non lascia nulla al caso, maniacale, patologico: quello tipico dei serial killer. Della disinformazione. Vanno fermati colpendoli dove più fa male, nel portafoglio. Non comprate più la Repubblica e la Nazione”, conclude il leader 5 Stelle.
E veniamo ora a Cicchitto. Quanto a parole, infatti, il parlamentare del partito di Alfano non è da meno rispetto a Grillo. Il suo è un atto d’accusa in piena regola.
“Vediamo che La Repubblica insiste nella sua campagna contro Nunzia De Girolamo e allora a nostra volta non possiamo fare a meno di insistere nel dire che siamo di fronte ad una autentica barbarie” spiega l’esponente del Nuovo Centrodestra commentando il caso delle intercettazioni telefoniche sulla Asl di Benevento che riguardano il Ministro dell’Agricoltura e la polemica che ne è derivata sui giornali. “Passiamo dalla ‘Stasi statuale della Repubblica democratica tedesca’ che spiava dalla mattina alla sera ‘la vita degli altri’ cioè la vita di tutti i cittadini tedeschi, alla ‘stasi liberista all’italiana’ nella quale un soggetto si reca a casa di una persona, la spinge a parlare di cose controverse, registra il tutto e poi consegna il manufatto a giornali e magistrati” rincara la dose Cicchitto. “Ma se andando oltre l’ipocrisia dominante – aggiunge ancora – ad ognuno di noi succedesse la stessa cosa che è capitata alla De Girolamo, quante delle enormità verbali che talora diciamo parlando in libertà nella nostra vita privata,  se venissero pubblicate, potrebbero metterci in difficoltà del tutto indipendentemente dal loro risvolto penale?”.
“Allora – prosegue – è auspicabile che questa storia della De Girolamo finisca quanto prima anche perché noi le rimproveriamo una cosa sola: quella di aver mandato un messaggino con un insulto a Mastella che non lo meritava. Smettiamola subito perché questo caso, se diventa di esempio, potrebbe far diventare la vita privata di ognuno di noi,compresi i giornalisti che adesso cavalcano anche questa mediocre tigre di carta, in situazioni di grave difficoltà”. “Ci manca solo che venga a casa nostra il ragazzo del bar, ci porti il caffè, porti con sé un registratore e si metta a parlare della vicina del terzo piano. Noi diciamo tutto quello che pensiamo di lei e magari anche di sua sorella e ci troviamo tutta la conversazione stampata su ‘Repubblica’, il nuovo collettore della Stasi liberista”, conclude.

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