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Renzi lavora alla fusione tra Europa e l’Unità

Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e quello nato assieme alla Margherita, devono fondersi per sopravvivere. Lo ha detto chiaro e tondo il segretario del Pd, Matteo Renzi, nella sua relazione all’assemblea nazionale di sabato 14 giugno. L’idea di rilanciare il ‘brand’ con le Feste dell’Unità è una mossa astuta, da puro comunicatore. Ma una volta che i riflettori saranno accesi sul marchio, bisognerà trovare il modo di attrarre lettori e inserzionisti. Altrimenti sarà difficile convincere eventuali investitori a sostenere spese così importanti (dalla copertura dei buchi di bilancio al costo del personale, dalla stampa e distribuzione alle campagne promozionali) con la prospettiva di doverci rimettere di tasca propria per ovviare alle perdite. Al momento, l’unica ipotesi concreta e nota, anche al Cdr de L’Unità, è quella di un impegno del Gruppo Pessina (costruttori milanesi) per creare una nuova compagnia che rilevi la testata dalla Nuova iniziativa editoriale spa (ora nelle mani dei liquidatori Emanuele D’Innella e Franco Carlo Papa), e dia inizio all’assorbimento del personale. Ma i protagonisti di questa intricata vicenda hanno deciso di prendere tempo per non ‘bruciare’ altri possibili contendenti. Un grosso punto di domanda, come sempre quando si parla di fusioni, riguarda i licenziamenti. Ma sembra proprio che il Pd non abbia nessuna intenzione di lasciare a casa i dipendenti, come ha ripetuto il tesoriere Bonifazi più di una volta. Resta da capire se i futuri possibili investitori saranno d’accordo con tutto ciò, anche perché il Pd più che sperare non può, dal momento che i suoi conti in rosso di dieci milioni di euro rendono impossibile agire a livello economico, mentre le sue quote solo simboliche rendono impensabile riuscire a imporre una propria linea a chi, in futuro, entrerà a far parte del capitale sociale.  “Stiamo pensando alla soluzione migliore possibile per affrontare la sfida del futuro” spiega Francesco Bonifazi, tesoriere del partito. Una delle ipotesi a cui si lavora e’ di capitalizzare il piu’ possibile il brand ‘l’Unita”, risolvere il problema dei debiti e sfruttare al meglio il web. Ma nessuno al partito si nasconde che legate alla eventuale fusione dei due giornali ci sono il problema del livello occupazionale da un lato, ma anche le sensibilita’ legate alla storia dei due quotidiani dall’altro. “Il punto e’ riuscire a voler bene alla nostra storia e chi vuole bene a una storia non la relega in un museo delle cere”, ha spiegato Renzi. Insomma, se non si cambia, il rischio di morire e’ dietro l’angolo.

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