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REGOLAMENTO EDITORIA: FINALMENTE L’ESAME DEFINITIVO

Tra gli argomenti del prossimo Consiglio dei Ministri ci sarà anche il DPR recante misure di semplificazione e riordino della disciplina di erogazione dei contributi all’editoria.
Siamo finalmente giunti all’esame definitivo di un testo più volte modificato ma che conserva alcune perplessità evidenziate dalle associazioni di settore. Tra queste l’abolizione della lettera c del comma 2 dell’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250 che concede i contributi ai quotidiani che “abbiano acquisito, nell’anno di riferimento dei contributi, entrate pubblicitarie che non superino il 30% dei costi complessivi dell’impresa risultanti dal bilancio dell’anno medesimo”.
Inoltre, il testo prevede, tra i requisiti per l’accesso ai contributi per le testate nazionali, che queste ultime siano vendute nella misura di almeno il 25% delle copie distribuite e per le testate locali nella misura di almeno il 40% delle copie distribuite, senza possibilità di effettuare vendite promozionali o in blocco. Con un quoziente minimo del 25% da conseguire esclusivamente nei punti vendita tradizionali, continueranno ad essere presenti in quasi tutta Italia solo pochissimi piccoli quotidiani, forse nessuno. Infatti, per rifornire con due copie in media circa 25.000 punti vendita (su 36.000) occorre una tiratura di 50 mila copie, con un risultato minimo di vendita richiesto di 12.500 copie giornaliere. I quotidiani che non riterranno di raggiungere questi risultati saranno costretti a ridurre il numero dei punti vendita, provocando, in questo modo, una diminuzione anche delle copie vendute. In pratica, un quotidiano nazionale che attualmente vende giornalmente tra le 9 mila e le 10 mila copie dovrà restringere la propria diffusione a una decina delle città più importanti e a pochi altri centri selezionati (si può ipotizzare una copertura del 15-20% della popolazione). Ma ciò potranno permetterselo solo le grandi testate.
Egidio Negri

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