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REA, PASSERA RIPRISTINI DISCIPLINA DEMOCRATICA NELL’ETERE

“La trasformazione della concessione di Radio Padania da commerciale a comunitaria, di cui pare si accenni nell’interrogazione parlamentare dell’On.le Giuseppe Caforio non è vietata dalla legge purché il concessionario sia sottoposto agli stessi obblighi previsti per le emittenti comunitarie nazionali. Si dà il caso però che tali obblighi presentano alcuni significativi vantaggi di natura fiscale e occupazionale. Infatti, le concessioni sonore a carattere commerciale in ambito nazionale sono rilasciate a società di capitali o cooperative con capitale sociale non inferiore di 258.000 euro (legge 223/90, art.16, comma 7) a differenza delle concessioni a carattere comunitario che tale obbligo non hanno in quanto rilasciate a cooperative, fondazioni, associazioni riconosciute o non riconosciute, caratterizzate dall’assenza dello scopo di lucro, che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. Gli altri obblighi vantaggiosi per le comunitarie nazionali sono che, a differenza delle commerciali, sono esentate da avere dipendenti regolarmente assunti a tempo indeterminato e di sfuggire agli obblighi fiscali attraverso il meccanismo delle questue, donazioni, raccolta fondi per diverse finalità che ai fini fiscali non sono soggette a tassazione. La questione dell’accaparramento delle frequenze radiotelevisive da parte di Radio Maria e Radio Padania risale alla legge 448/01, tra i meandri di una legge finanziaria dove solitamente si introducono trappole fraudolente messe a bella posta da gruppi politici disonesti e lobbisti appoggiati dai partiti. Infatti, furtivamente, in quella legge finanziaria fu introdotta la scandalosa norma dell’articolo 74, comma 2, “Fino all’attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica, i soggetti titolari di concessione radiofonica comunitaria in ambito nazionale sono autorizzati ad attivare nuovi impianti, su base non interferenziale con altri legittimi utilizzatori dello spettro radioelettrico e nel rispetto delle normative vigenti in materia di emissioni elettromagnetiche, sino al raggiungimento della copertura di cui all’articolo 3, comma 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249. Decorsi novanta giorni dalla comunicazione di attivazione degli impianti al Ministero delle comunicazioni ed in mancanza di segnalazioni di interferenze, la frequenza utilizzata si intende autorizzata”. Fu l’inizio di un nuovo Far West dell’Etere, legalizzato, firmato da Burlusconi e Gasparri i quali, successivamente, ebbero la sfacciataggine di consolidarlo ed estenderlo anche alle concessioni commerciali. Infatti con la legge 112/04, articolo 27, Gasparri, su pressione della Lega, Davide Caparini, in pieno regime regolamentare della Mammì volle creare le condizioni di una fantomatica sanatoria di impianti abusivi accesi da maggio 1994 a maggio 2004 nonostante il severo divieto dell’articolo 195 del Testo Unico del 29 marzo 1973, n. 156, che prevede la reclusione da uno a tre anni. Quelle frequenze, la maggioranza delle quali furono sanate con false dichiarazioni, hanno costituito il coronamento di un commercio illecito delle frequenze e del peggioramento dello stato interferenziale nell’etere provocando danni non indifferenti alle emittenti locali oneste e osservanti la legalità. E’ vero che la sanatoria fu limitata agli impianti di potenza non superiore a 10 Watt, ma lo sappiamo, poi, quei dieci Watt sono diventati 100, 1000 e forse più e sono stati oggetto di cessioni speculative tanto più che quegli impianti dovevano essere collocati a quota non inferiore a 750 mt. dunque molto ambiti. Il Ministro Passera è chiamato a rispondere a una importante segnalazione dell’On.le Caforio, ma s’informi bene prima di rispondere e, soprattutto, prenda provvedimenti seri e concreti affinché venga ripristinata una disciplina democratica nell’etere attraverso un nuovo riassetto del sistema che metta al bando l’accaparramento delle frequenze sia da parte delle reti nazionali che delle finte locali che occupano nello stresso bacino due, tre, quattro frequenze sotto i più fantasiosi marchi anche ai fini di una sommatoria di dati di ascolto non regolamentati ma funzionali per l’accaparramento della pubblicità commerciale e istituzionale”. “La trasformazione della concessione di Radio Padania da commerciale a comunitaria, di cui pare si accenni nell’interrogazione parlamentare dell’On.le Giuseppe Caforio non è vietata dalla legge purché il concessionario sia sottoposto agli stessi obblighi previsti per le emittenti comunitarie nazionali. Si dà il caso però che tali obblighi presentano alcuni significativi vantaggi di natura fiscale e occupazionale. Infatti, le concessioni sonore a carattere commerciale in ambito nazionale sono rilasciate a società di capitali o cooperative con capitale sociale non inferiore di 258.000 euro (legge 223/90, art.16, comma 7) a differenza delle concessioni a carattere comunitario che tale obbligo non hanno in quanto rilasciate a cooperative, fondazioni, associazioni riconosciute o non riconosciute, caratterizzate dall’assenza dello scopo di lucro, che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. Gli altri obblighi vantaggiosi per le comunitarie nazionali sono che, a differenza delle commerciali, sono esentate da avere dipendenti regolarmente assunti a tempo indeterminato e di sfuggire agli obblighi fiscali attraverso il meccanismo delle questue, donazioni, raccolta fondi per diverse finalità che ai fini fiscali non sono soggette a tassazione. La questione dell’accaparramento delle frequenze radiotelevisive da parte di Radio Maria e Radio Padania risale alla legge 448/01, tra i meandri di una legge finanziaria dove solitamente si introducono trappole fraudolente messe a bella posta da gruppi politici disonesti e lobbisti appoggiati dai partiti. Infatti, furtivamente, in quella legge finanziaria fu introdotta la scandalosa norma dell’articolo 74, comma 2, “Fino all’attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica, i soggetti titolari di concessione radiofonica comunitaria in ambito nazionale sono autorizzati ad attivare nuovi impianti, su base non interferenziale con altri legittimi utilizzatori dello spettro radioelettrico e nel rispetto delle normative vigenti in materia di emissioni elettromagnetiche, sino al raggiungimento della copertura di cui all’articolo 3, comma 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249. Decorsi novanta giorni dalla comunicazione di attivazione degli impianti al Ministero delle comunicazioni ed in mancanza di segnalazioni di interferenze, la frequenza utilizzata si intende autorizzata”. Fu l’inizio di un nuovo Far West dell’Etere, legalizzato, firmato da Burlusconi e Gasparri i quali, successivamente, ebbero la sfacciataggine di consolidarlo ed estenderlo anche alle concessioni commerciali. Infatti con la legge 112/04, articolo 27, Gasparri, su pressione della Lega, Davide Caparini, in pieno regime regolamentare della Mammì volle creare le condizioni di una fantomatica sanatoria di impianti abusivi accesi da maggio 1994 a maggio 2004 nonostante il severo divieto dell’articolo 195 del Testo Unico del 29 marzo 1973, n. 156, che prevede la reclusione da uno a tre anni. Quelle frequenze, la maggioranza delle quali furono sanate con false dichiarazioni, hanno costituito il coronamento di un commercio illecito delle frequenze e del peggioramento dello stato interferenziale nell’etere provocando danni non indifferenti alle emittenti locali oneste e osservanti la legalità. E’ vero che la sanatoria fu limitata agli impianti di potenza non superiore a 10 Watt, ma lo sappiamo, poi, quei dieci Watt sono diventati 100, 1000 e forse più e sono stati oggetto di cessioni speculative tanto più che quegli impianti dovevano essere collocati a quota non inferiore a 750 mt. dunque molto ambiti. Il Ministro Passera è chiamato a rispondere a una importante segnalazione dell’On.le Caforio, ma s’informi bene prima di rispondere e, soprattutto, prenda provvedimenti seri e concreti affinché venga ripristinata una disciplina democratica nell’etere attraverso un nuovo riassetto del sistema che metta al bando l’accaparramento delle frequenze sia da parte delle reti nazionali che delle finte locali che occupano nello stresso bacino due, tre, quattro frequenze sotto i più fantasiosi marchi anche ai fini di una sommatoria di dati di ascolto non regolamentati ma funzionali per l’accaparramento della pubblicità commerciale e istituzionale”. Lo afferma in una nota Antonio Diomede, presidente di Rea, Radiotelevisioni europee associate.

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