RCS, TRA PERIODICI E CORSERA, “MOLLEREBBE” 160 GIORNALISTI. CON LE CASSE DELL’INPGI SEMPRE PIÙ VUOTE

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La chiusura dei dieci periodici di Rcs (prevista per fine giugno se non si troverà un compratore) significherebbe trovare degli ammortizzatori per 90 giornalisti. I quali si aggiungono ai 70 esuberi previsti per il Corriere della sera. Ecco che Rcs “mollerebbe” in tutto 160 giornalisti. Ma l’Inpgi non ha più un euro. E poi c’è la legge Fornero che “complica” le cose. Che fare?
Sempre più società editrici, colpite dalla crisi, cercano di ridurre il costo del lavoro ricorrendo alla cassa integrazione e ai prepensionamenti. Ma l’Inpgi (Istituto di previdenza per i giornalisti italiani) ha le casse vuote. Gli addetti ai lavori lo ricordano in continuazione.
«Va rimpinguato il fondo per i prepensionamenti che al momento non ha un solo euro per il 2013 e il 2014», ha dichiarato Franco Siddi segretario generale della Fnsi. Lo stesso allarme è arrivato da Giulio Anselmi, presidente della Fieg e da quasi tutti gli organismi del mondo del giornalismo e dell’editoria. Servirebbero almeno 30 milioni per dare un minimo di respiro all’Inpgi. Senza tale somma sarà difficile attuare i piani della dirigenza di Rcs: sia quello consensuale del Corsera, sia quello ancora “in contrastato itinere” per i dieci periodici.
Per quanto riguarda il quotidiano di via Solferino è stato raggiunto un accordo tra società e cdr. Sono previste 70 uscite in 4 anni, tra pensionamenti e prepensionamenti. Il tutto con l’instaurazione di due stati di crisi consecutivi della durata di 2 anni l’uno. Inoltre si ridurranno i benefit dei giornalisti e le collaborazioni esterne più costose (per capirci quelle da centinaia di migliaia di euro all’anno). E si smaltiranno le ferie arretrate. Il tutto per un risparmio di 20 milioni di euro, di cui 10 dalle uscite.
Per quanto riguarda i periodici la situazione sembra più difficile. Per essi si parla di chiusura tout court. E tra sindacato e società c’è tensione. Rcs avrebbe proposto una cassa integrazione a zero ore, ma solo come “doloroso” preludio alla chiusura. I lavoratori non ci stanno. Già da domani riprenderanno le trattative. Ma trovare una quadra sarà difficile.
Inoltre c’è un altro piccolo “ostacolo” che riguarda, in questo caso, solo l’eventuale ricorso ai prepensionamento. L’intralcio proviene da una combinazione della legge Fornero con una recente sentenza che ha riguardato proprio un giornalista del Corriere della sera. Parliamo di Sebastiano Grasso, redattore nel settore Cultura del quotidiano di Via Solferino. Grasso era stato mandato in (pre?) pensione a 65 anni. Ma lui ha chiesto il reintegro. Il giudice del lavoro glielo ha concesso in base all’articolo 4 della legge Fornero. Ora Grasso potrà rimanere al lavoro fino a 70 anni.

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