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RCS, SI RAGIONA SUL FUTURO DEL PATTO. ALLO STUDIO UN ACCORDO CON DIRITTO DI PRELAZIONE SULLE QUOTE USCENTI

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Rcs Mediagroup: si ragionerà con calma su una evoluzione del patto. Già avviate le consultazioni. Si pensa ad un accordo di consultazione con diritto di prelazione. Possibile anche un ingresso di Della Valle e Cairo. Ma sono solo ipotesi. Non sono emerse grosse novità dalla riunione dei soci pattisti del 31 luglio. Intanto Elkann “blinda” Jovane e De Bortoli. Mentre Bazoli “esalta” la Fiat.
Ma procediamo con ordine.
Il patto di sindacato non si scioglierà. Almeno per adesso. L’accordo parasociale andrà a scadenza naturale. E il termine per le disdette slitta da 14 settembre al 31 ottobre. Il tutto per avere più tempo per pensare ad un possibile rinnovo del patto stesso. Anche se una futura “alleanza” avrà meno vincoli. L’allungamento dei termini servirà anche per fare il punto della situazione sulle condizioni generali della società. Ovvero ci sarà più tempo per collaudare il piano industriale; ma anche per occuparsi delle cessioni degli asset non strategici e per controllare le condizioni economiche del gruppo.
Potrebbe anche essere eletto, nelle prossime riunioni, un nuovo presidente del patto. Ricordiamo che Francesco Merloni è ora il presidente “vicario” in quanto è il socio più anziano. Ed ricopre questa carica dal maggio scorso: in seguito alle dimissioni di Giampiero Pesenti.
Il consigliere di Rcs, Piergaetano Marchetti è stato incaricato a guidare le consultazioni tra i vari soci del patto. I quali si sono resi disponibili anche a confrontarsi con quelli “esterni”. Ovvero Diego Della Valle (8,9%), Urbano Cairo (2,8%), Benetton (1,06%) e gli eredi di Giuseppe Rotelli (4,13%). Quindi sembrano aprirsi degli spiragli per un confronto costruttivo.
John Elkann, presidente della Fiat (20,5%) e Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo (6,5%) e presidente di Mittel (1,3%) auspicano una “evoluzione” dell’attuale accordo. E non è esclusa l’ipotesi di accogliere Cairo e Della Valle nel nuovo patto (vedi http://www.editoria.tv/editoria/rcs-oggi-riunione-del-patto-fiat-verso-un-accordo-light-dentro-cairo-e-della-valle-no-di-mediobanca-generali-e-merloni/). Comunque è ancora tutto da decidere. E la situazione è molto “fluida”. Gli stessi pattisti non hanno le idee chiare. “Si è solo trovato un accordo a trovare un accordo. Dobbiamo ragionare sulle possibili evoluzioni del patto”, ha dichiarato Elkann. Sembra che il Lingotto stia pensando ad un patto che vincoli il 41% del capitale sociale. Ma per ora solo circa il 27% sembra sicuro (se si sommano le quote di Fiat, Intesa e Mittel). Quindi, come detto in precedenza, potrebbero aprirsi le porte ad altri azionisti “esterni” come Della Valle e Cairo. L’imprenditore marchigiano, con la vendita della sua quote nei grandi magazzini Sack, ha a disposizione una liquidità di 326 milioni di euro per accrescere la sua partecipazione. Mister Tod’s potrebbe acquistare il flottante che è circa il 20% del capitale. E anche Cairo, neo-proprietario di La7 potrebbe accrescere il suo 2,8% per contare di più nel salotto buono di via Rizzoli.
Tuttavia una buona parte dei soci di Rcs non vuole più limitarsi a dei vincoli. Già Mediobanca (15,4%), Assicurazioni Generali (1%), Merloni (0,55%) lasceranno il patto il più presto possibile. Negli ultimi giorni anche l’ad di Unipol (che ha rilevato la quota della Fonsai del 5,6%), Carlo Cimbri, ha dichiarato che la sua società uscirà dal patto. “Vogliamo valorizzare il nostro investimento in Rcs. È nostra intenzione disporre della nostra quota e gestirla liberamente. Quindi usciremo dal patto di sindacato attuale. Tuttavia resteremo nell’azionariato per fare la nostra parte e rilanciare il gruppo di via Rizzoli”. Si è espresso così Cimbri. L’ad di Unipol ha voluto sottolineare che la sua società crede in un rilancio di Rcs. Ma a patto che “si persegua un piano industriale solido e credibile” e che tutti i soci concorrano a stabilizzare l’azionariato. “Rcs non ha bisogno di litigi. Ma di recuperare valore”, ha precisato Cimbri. Riguardo alla possibilità di introdurre un nuovo patto “light”, Cimbri sembra possibilista. “Valuteremo – ha precisato l’ad di Unipol – ma con il presupposto di essere liberi di gestire la nostra partecipazione”.
Tra le varie possibilità sul futuro del patto ci sarebbe quella di un accordo di consultazione. Il tutto senza blocco e vincoli sulle quote. Inoltre alcune indiscrezioni parlano di un diritto di prelazione, a favore dei soci interni facenti parte dell’accordo, sulle quote uscenti a prezzo di mercato. Quindi chi dovesse decidere di venderle non sarà penalizzato.
Dichiarazioni significative sono arrivate anche da Bazoli. Il quale, dopo aver ringraziato Giuseppe Rotelli “per aver sottoscritto la ricapitalizzazione e per aver evitato il ricorso alle procedure concorsuali”, ha elogiato la presenza del Lingotto nell’azionariato di via Rizzoli. “Fiat è un ottimo partner industriale che farà il bene di Rcs”. E poi non è mancato un appello alla coesione: “Non servono proprietà condominali. Ma un azionariato forte e coeso. Solo in questo modo Rcs si risolleverà, sarà indipendente dalla politica e tutelerà anche i nostri crediti”, ha precisato il manager di Intesa. Ricordiamo che la banca torinese è la maggior creditrice di Rcs con una esposizione di circa 300 milioni di euro.
Dal punto di vista della governance “non azionaria” dell’azienda è da Elkann è arrivato un attestato di stima all’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, e al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. “I risultati ottenuti sono la prova che stanno lavorando bene”, ha commentato l’erede degli Agnelli. Come dire che chi vorrà stravolgere l’assetto dirigenziale e il piano industriale del gruppo editoriale dovrà confrontarsi con il primo azionista della società.

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