RCS: RICAPITALIZZAZIONE AL 40%. GENERALI E MERLONI VERSO IL “NO”. PER IL DEBITO ACCORDO VICINO CON UNICREDIT

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Rcs Mediagroup: l’aumento di capitale balza al 40%. E intanto arriva il “sì” ufficiale di Pirelli, Mittel, Edison e Fonsai per la prima parte della ricapitalizzazione di 400 milioni di euro. Orientati al “no” Assicurazioni Generali e Merloni. Ancora indecisi gli altri, a parte Benetton che ha rinunciato da tempo all’aumento di capitale. Ieri è scaduto il termineper le adesioni dei soci. Ma sono già previste eccezioni per gli altri azionisti. Procede bene l’accordo per la rinegoziazione del debito. È vicino l’accordo anche con Unicredit che chiede ulteriori garanzie.
Ma procediamo per ordine. E iniziamo ad esaminare le posizione dei soci interni al patto di sindacato che controlla il 58% delle azioni di Rcs. Dopo le sottoscrizioni di Mediobanca (13,6%), Fiat (10,2%), Intesa Sanpaolo (4,9%) avvenute già nei giorni scorsi, è arrivato l’appoggio di Pirelli (5,2%), FonSai (5,2%) ed Edison (1%). Anche Italmobiliare (7,4%), della famiglia Pesenti, ha intenzione di investire nuovo denaro. Rimane da decidere la quantità: non tutta la partecipazione della società bergamasca potrebbe essere ricapitalizzata.
È invece indirizzato verso il “no” Merloni (2%). E sembra deciso a non partecipare all’aumento anche Assicurazioni Generali (3,7%). Qualche giorno fa Mario Greco, ad della compagnia assicurativa di Trieste, aveva già annunciato che la sua società non condivideva un nuovo investimento in Rcs. Sempre all’interno del patto restano indecisi Unipol (5,2%), Sinpar (2%) di Luigi Lucchini edEridano Finanziaria (1,2%) di Roberto Bertazzoni.
Anche fuori dall’accordo parasociale la situazione è più o meno fluida. Sono il 30,4% le quote non vincolate dai soci del patto. Tra questi i Benetton (5%) hanno già rinunciato da tempo all’aumento di capitale. Restano aperte le posizioni di Giuseppe Rotelli, primo azionista di Rcs fuori dal patto con il 16% dei diritti di voto (13% direttamente e 3% tramite il Banco Popolare di Milano), e di Diego della Valle (8,6%). Entrambi sembrano intenzionato a consolidare il loro investimento i Rcs. Ma l’imprenditore della sanità e il presidente della Fiorentina vorrebbero garanzie su un rinnovamento gestionale (c’è da precisare che tutti i grandi soci stanno pensando alla governance del “dopo patto”).
Tirando le somme, il 40% delle azioni sarà soggetto all’aumento di capitale. Mentre langue nel “limbo” quasi il 35% delle quote: 10 % all’interno del patto e 25% fuori.
Come detto in precedenza ieri doveva essere l’ultimo giorno per aderire ufficialmente alla ricapitalizzazione. Ma è stata consentita una eccezione: ai soci minori è permesso aggiungersi anche in una fase più avanzata, quando saranno più chiari i dettagli dell’operazione. Infatti bisogna ancora definire il prezzo delle azioni da ricapitalizzare (si pensa ad un forte sconto anche superiore al 55%). E potrebbe essere questo il motivo per cui alcuni soci stanno attendendo. Bisogna anche dire che, probabilmente, la ricapitalizzazione avrà un effetto “diluitivo”, causato proprio dal nuovo prezzo delle azioni. Di conseguenza chi non parteciperà all’aumento di capitale vedrà fortemente ridimensionato il proprio investimento in Rcs.
Ad ogni modo le azioni non sottoscritte, le cosiddette inoptate, saranno assorbite dai grandi soci pattisti (per quanto riguarda le quote interne al patto) e dalle banche creditrici esposte nei confronti di Rcs per quelle esterne all’accordo parasociale.
A ricapitalizzazione ormai certa non dovrebbero esserci problemi per la rinegoziazione del debito: saranno riscadenzati 575 milioni di euro su un totale di 850. Le banche esposte, alcune delle quali nello stesso tempo creditrici e azioniste di Rcs (è il caso di Mediobanca e Intesa), cercavano garanzie prima di riscadenzare il debito. Gli accordi sembrano quasi fatti. Anche con Unicredit sembra orami raggiunta una intesa. La banca di Piazza Cordusio, che non fa parte dell’azionariato di Rcs, vanta crediti per circa 100 milioni di euro nei confronti della società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport. Unicredit pretende delle ulteriori garanzie (oltre alla prima parte di ricapitalizzazione e alla riuscita del piano di ristrutturazione triennale) per la sua parte di debito rinegoziato che dovrebbe constare in 77 milioni.Infatti tra Rcs e l’istituto bancario è in via di definizione un “covenant”: ovvero un patto che tutela l’esposizione del finanziatore di turno, in questo caso Unicredit, nei confronti del beneficiario, qui Rcs. La società di Via Rizzoli dovrà raggiungere dei determinati obiettivi per l’esercizio 2014. In caso contrario entreranno in gioco delle clausole (i suddetti “covenant”). Ad esempio: la seconda parte di ricapitalizzazione, di 200 milioni, dovrà essere anticipata all’anno prossimo, anziché nel 2015 per garantire il finanziamento.
Si attendono, a breve ulteriori chiarimenti e sviluppi. Visto che domani ci sarà il cda di Rcs.

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