Oggi è prevista la riunione dei soci del patto di sindacato di Rcs Mediagroup. La questione principale all’ordine del giorno sarà la ricapitalizzazione. Pronti ad investire Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Fiat. È salva la continuità aziendale. Ma regna l’indecisione tra molti soci. Per le azioni “inoptate” sono pronte le banche creditrici.
A Rcs, società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport, serve una “iniezione” di 600 milioni: 400 entro luglio e 200 entro il 2015. Tale cifra è indispensabile per garantire la continuità aziendale. Senza la quale sarebbero a rischio oltre 800 dipendenti del gruppo (su un totale di 5 mila). In effetti i conti di Rcs non sono in ordine. Il bilancio del 2012 si chiuderà con una perdita di circa 400 milioni. E i debiti della società di via Rizzoli ammontano a circa 850 milioni.
Dunque è necessario un aumento di capitale. In caso contrario, vista l’erosione del patrimonio netto, bisognerà portare i libri contabili in Tribunale.
Ma i modi con cui dovrebbe avvenire questa ricapitalizzazione non sono ancora certi. Fino a qualche giorno fa nulla era certo riguardo alla sottoscrizione di nuovo capitale nella società. E iniziava a concretizzarsi addirittura l’ombra del fallimento. Tuttavia, dopo un vertice tenutosi venerdì scorso pare che alcuni dei grandi soci del patto di sindacato di blocco e di consultazione (che controlla il 58% della società), abbiano deciso di mettere mano al portafoglio.
Tuttavia non mancano delle “zone d’ombra”. Non tutti i soci vedono di buon occhio la ricapitalizzazione. Tra questi Generali, che possiede il 3,7% interno al patto. La società di assicurazione di Trieste ha affermato, tramite l’ad Mario Greco, che deciderà alla fine e solo se sarà conveniente. Tra i più dubbiosi ci sono i Benetton, che possiedono il 5%, e Diego Della Valle, che ha il 9% (entrambi fuori dal patto). Quest’ultimo, addirittura, vorrebbe sciogliere in anticipo l’accordo parasociale prima della sua naturale scadenza (ricordiamo che il patto di sindacato scadrà a metà marzo del 2014 e sarà possibile “svincolarsi” già da settembre). L’imprenditore marchigiano vorrebbe investire dei soldi, a condizione, però, che si crei un progetto nuovo con una nuova governance. Neanche il primo azionista di Rcs fuori dal patto, Giuseppe Rotelli, con il 16,55%, vede di buon occhio l’ipotesi della ricapitalizzazione.
«Credo e mi auguro che i soci faranno la propria parte. L’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, ha creato un buon piano industriale». Lo ha affermato Piergaetano Marchetti, consigliere di Rcs. In effetti, in caso contrario, avremmo assistito alla “agonia” finanziaria del più grande gruppo editoriale italiano.
Tale eventualità, però, appare, ora, più che mai remota. Parte dei grandi soci sembrano intenzionati a sottoscrivere l’aumento di capitale. Parliamo di Mediobanca, che ha il 13,7% delle azioni, Intesa Sanpaolo, che ha 4,3%, e Fiat, con il 10,2%. E per la parte restante delle azioni, quelle cosiddette “inoptate”, potrebbero essere gli stessi istituti creditori (Mediobanca è esposta per 50 milioni di euro; Intesa per 300, in totale Rcs ha dei debiti nei confronti degli istituti bancari di circa 850 milioni) a sottoscriverle in proporzione alla loro stessa esposizione creditizia. Una sorta di consorzio di garanzia “interno”. Ma ci sarebbe anche una eccezione: parliamo di CreditSuisse. La banca svizzera, infatti, potrebbe partecipare alla ricapitalizzazione pur non avendo crediti nei confronti di Rcs.
Ancora da definire il prezzo delle azioni per l’iniezione di liquidità. Per invogliare gli azionisti a ricapitalizzare potrebbe esserci uno sconto sul prezzo di mercato delle azioni di Rcs. Le azioni potrebbero essere vendute al 50% del loro valore di mercato. Addirittura si è ipotizzato anche al 77% in meno. E stando al valore di mercato attuale del titolo Rcs, pari a 0,87 euro (in calo del 35 da gennaio ad aprile), si arriverebbe ad un prezzo di 0,2-0,3 euro ad azione. E se così fosse chi non partecipasse alla ricapitalizzazione rischierebbe di vedere la propria quota di partecipazione nel gruppo fortemente ridotta.
Collegata alla ricapitalizzazione c’è una altra questione altrettanto critica: la rinegoziazione del debito di Rcs con le banche. Per accettare la rimodulazione di 575 milioni di euro le banche vogliono delle garanzie. Si è parlato di 250 milioni da restituire entro il 2014. E la cifra dovrebbe essere ricavato dalla cessione di assett non fondamentali (come Dada, la società che si occupa di servizi digitali di cui Rcs possiede il 54,6%). Ma nelle ultime ore è spuntata anche un’altra possibilità: il rimborso a breve termine di 200 milioni. Tale cifra dovrebbe essere “sottratta” alla prima parte della ricapitalizzazione da 400 milioni prevista per luglio. Ciò significa che Rcs avrà meno liquidità da investire nella ristrutturazione e nel rilancio dell’azienda.
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 305 del 31 dicembre 2024 è stata pubblicata la legge 30 dicembre…
La chiave per leggere il presente, per garantire un futuro alla democrazia, per il presidente…
Innanzitutto, buon anno a tutti. Ci fa piacere iniziare questo 2025 con una buona notizia…
Ricordiamo che entro il prossimo 31 gennaio 2025, le imprese editrici di testate che accedono…
Come ogni anno, ricordiamo che la lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto…
La giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata in Iran e ora si trova in…