Rcs Mediagroup, il prezzo delle nuove azioni è stato fissato a 1,235 euro (con sconto del 30% sul terp): Consob dà il via libera. L’operazione partirà lunedì. Già garantita la soglia minima di 380 milioni di euro. Ma ci sono ancora soci indecisi tra cui Rotelli e Pesenti. Della Valle smentisce eventuali interessamenti e ribadisce le critiche al piano finanziario e industriale. Intanto si pensa già alla fase post-aumento. A fine ricapitalizzazione è stato fissato un incontro tra tutti gli azionisti.
Ma procediamo con ordine. E facciamo un passo indietro.
Rcs, per garantire la continuità aziendale, ha bisogno di nuovo denaro. Il gruppo ha perso circa 900 milioni negli ultimi 15 mesi. Troppi. Quindi occorrono nuove risorse. Ovvero un aumento di capitale: 380 milioni in azioni ordinarie entro luglio (più 100 milioni in azioni di risparmio) e 200 entro la fine del 2015.
Nel cda di ieri sera, tenutosi appositamente a Borsa chiusa, è stato stabilito il prezzo delle nuove azioni. Un titolo di Rcs costerà 1,235 euro. E il prezzo cosiddetto Terp (prezzo teorico ex diritto di stacco, ovvero il prezzo medio delle nuove azioni ordinarie) sarà scontato del 30%. Lo sconto, è importante precisarlo, sarà calcolato sul valore di 3,298 euro. Che è la media aritmetica dei prezzi ufficiali fra l’11 e il 13 giugno. Lo stesso varrà per le azioni di risparmio. Le quali dovrebbero ammontare a 100 milioni, ma già si parla di soli 21 milioni.
Quindi, come già previsto, la ricapitalizzazione sarà diluitiva. Ovvero le nuove azioni costeranno meno del valore di mercato attuale. Il quale, ieri, dopo, una serie di perdite consecutive a Piazza Affari (perso il 60% del valore dall’inizio del 2013), ha guadagnato il 12,7% arrivando a 3,8 euro ad azione. Va ricordato che tale valore dipende anche dal raggruppamento delle azioni di 3 ogni 20 effettuato da Rcs nelle scorse settimane.
Anche la Consob ha dato il via libera all’operazione. I documenti sono stati analizzati dall’Autorità presieduta da Giuseppe Vegas. Quindi l’aumento, come pronosticato, partirà lunedì 17 giugno.
Tuttavia non mancano le incertezze. Anche se la somma minima di 380 milioni è stata già assicurata da alcuni soci, altri azionisti non hanno ancora deciso ufficialmente cosa fare. Ovvero se aderire all’aumento “riscattando” la propria quota. Oppure “diluirsi” e perdere peso nell’azionariato. Sono quattro gli azionisti ancora “nel limbo”. Ci sono Italmobiliare dei Pesenti (7,4%), Giuseppe Rotelli (primo azionista fuori dal patto con il 16,6%), Sinpar (2%), Eridano Finanziaria (1,2%). Italmobiliare e Rotelli (per cui ci sarebbe il supporto finanziario di Intesa Sanpaolo) potrebbero decidere di aderire parzialmente. Ovvero non coprendo tutto la loro quota. Non si sa ancora nulla per Sinpar e Eridano. I dubbi, in ogni caso, dovranno essere sciolti entro il 24 giugno. È certo che se questi azionisti non parteciperanno all’aumento vedranno la propria quota ridursi in maniera significativa. Ad esempio Rotelli passerebbe dal 16,6% a circa il 3%. Italmobiliare dal 7,4% all’1%.
Nei giorni scorsi si è parlato anche di un interessamento da parte di Diego Della Valle (8,7%). L’imprenditore marchigiano, secondo alcune indiscrezioni, starebbe pensando di aderire all’aumento, rilevando anche parte dell’inoptato. Per il presidente della Fiorentina significherebbe investire circa 35 milioni di euro in Rcs solo per ricapitalizzare la sua quota (eventuale inoptato escluso). In tal caso sarebbe un ripensamento totale. Della Valle ha sempre criticato sia il piano finanziario (ricapitalizzazione e rinegoziazione del debito) che quello industriale. Per il fondatore della Tod’s la ricapitalizzazione (ma anche la rinegoziazione del debito di 600 milioni con le banche) è a favore degli istituti di credito e punitiva per i soci. Inoltre non sono mancate accuse di conflitto di interesse. A Della Valle non sono sfuggite le “intersezioni” tra banche socie e istituti creditori. Tra tutti citiamo il caso di Intesa Sanpaolo. La quale ha il 4,9% delle quote di Rcs. Ma, nello stesso tempo, è la prima creditrice con una esposizione di 300 milioni di euro. Inoltre l’Istituto torinese è anche presente nel consorzio di garanzia tramite Banca Imi (collegata al gruppo Intesa). E la “filippica” del suo avvocato-rappresentante Sergio Erede nella assemblea dei soci del 30 maggio ha confermato la posizione. Infatti Della Valle è stato l’unico soci che ha votato contro la ricapitalizzazione. Mercoledì scorso il fondatore della Tod’s ha voluto ribadire la sua contrarietà al progetto dell’ad Pietro Scott Jovane e del presidente Angelo Provasoli. «Non è stata data nessuna risposta ai problemi sollevati. Ribadisco la linea critica», ha comunicato Della Valle al cda e al collegio sindacale di Rcs. Inoltre Della Valle non ha neanche accantonato la possibilità di ricorrere ad una azione legale di responsabilità. Il titolo della lettera è emblematico: «Oggetto ricapitalizzazione e valutazione dell’azione di responsabilità in base agli articoli 2393 e 2393 bis del Codice civile». Comunque Della Valle, anche se contrario ai progetti dell’attuale dirigenza, è interessato al futuro di Rcs. E, per questo, non vorrebbe diluire la sua partecipazione nel gruppo che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport. In effetti se non dovesse ricapitalizzare il suo 8,7% diventerebbe il 2-3%. Per questo Della Valle potrebbe acquisire i diritti inoptati in un secondo momento. Ovvero quando saranno quotati in Borsa ad un prezzo ancora più basso rispetto a quello dell’aumento.
Ad ogni modo, con o senza Della Valle e gli altri soci indecisi, la ricapitalizzazione partirà lunedì e terminerà il 5 luglio. I diritti di opzione (la facoltà di ogni soci di “riscattare” la propria quota) saranno vendibili e quotabili in Borsa fino a fine giugno. L’eventuale inoptato sarà offerto al mercato da luglio. Ma se Pesenti e Rotelli decideranno di ricapitalizzazare, la quantità di azioni inoptate dai soci sarà ridotta. Tenendo presente i “no” sicuri di Assicurazioni Generali (3,7%), Merloni (2%) e Benetton (5%) si arriva al 10,7%.
Anche Jovane e Provasoli hanno moderatamente aperto una la “fase due”, post-aumento. «Il futuro è da conquistare. Ci vuole determinazione. Non si esclude un affinamento del piano e la creazione di nuove strategie, con nuovi interessi, sinergie e collaborazioni industriali», hanno dichiarato i vertici di Rcs.
Per il nuovo corso di Rcs è possibile lo scioglimento anticipato del patto. L’ipotesi, all’inizio propugnata solo da Della Valle, sta acquistando consenso anche da altri soci, Intesa e Mediobanca inclusi. In ogni caso i rapporti di forza post-aumento cambieranno. Intesa e Fiat (10,2%) acquisendo rispettivamente il 2,5% e il 2,8% dell’inoptato interno al patto avranno un peso maggiore. Quindi bisogna iniziare a pensare ai nuovi assetti. Ed è per questo che, in una riunione tenutasi lunedì scorso, è stato fissato un incontro tra tutti i soci entro la metà di luglio. L’obiettivo è definire i dettagli del piano industriale e i meccanismi della nuova governance.
Intanto ieri il titolo di Rcs ha guadagnato il 12,7%, arrivando a 3,8 euro. Sono state recuperate le perdite delle sedute precedenti (martedì ha toccato il limite più basso a 2,8 euro).