Ad un giorno dal termine della manovra di ricapitalizzazione del gruppo di via Rizzoli, l’unica incognita resta Diego Della Valle. Il fondatore della Tod’s non ha ancora deciso se partecipare o meno all’aumento. Tuttavia il patron della Fiorentina continua ad insistere per una revisione del piano anche se gli altri soci restano “impassibili”. Intanto sembra crescere la tensione tra John Elkann e lo stesso Della Valle.
In questo quadro di profonda indecisione, non c’è stato ancora alcun incontro tra l’imprenditore marchigiano e gli altri soci. Si è parlato di un “summit” tra Della Valle e Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Fiat. Ma l’indiscrezione, riguardante la richiesta del vertice da parte dell’imprenditore marchigiano, non si è rivelata fondata.
“L’unico incontro certo è quello a fine luglio. Vi parteciperanno tutti i soci del patto di sindacato. E non mi risulta che Della Valle sia un pattista”, ha precisato Elkann, che di recente ha “portato” la Fiat in Rcs mettendo più di un piede in via Rizzoli.
Continuano, quindi, le schermaglie dialettiche tre il presidente della Fiat e l’imprenditore marchigiano. Ricordiamo che pochi giorni fa Della Valle aveva descritto Elkann come un giovane alla prime armi “che deve ancora mangiare molte pagnotte prima di fare lo stratega di cose più grandi di lui”.
Ad ogni modo dalla settimana prossima (a ricapitalizzazione ultimata) fino al 27 luglio, si svolgerà l’asta sui diritti inoptati. E nel caso di mancata vendita, ci penserà il consorzio di garanzia. Il quale ha già assicurato (all’inizio dell’operazione di aumento) un investimento di 182 milioni di euro. Quasi la metà dell’intera ricapitalizzazione (di massimi 400 milioni, più 21 milioni di azioni di risparmio). Molto probabilmente la percentuale di inoptato (vista la “grande abbuffata” della Fiat) sarà inferiore al tetto previsto. Si parla, al massimo, del 30% delle azioni. All’interno delle quali il 40% dovrebbe essere appannaggio di Banca Imi (appartenente al gruppo Intesa, socia del patto).
Intanto Elkann ha smentito eventuali alleanze con il magnate australiano Rupert Murdoch. “Non è previsto nessun accordo”, ha precisato il presidente del Lingotto. La scalata di Rcs da parte della Fiat, che dopo l’aumento sarà il maggior azionista con il 20,123% del capitale sociale, e la presenza dell’erede degli Agnelli nel cda di News Corporation, aveva suggerito delle possibili alleanze con il magnate australiano. Il quale, ricordiamolo, è il presidente e l’ad proprio di News Corporation.
È ancora solo una ipotesi la possibile scissione in tre parti del gruppo che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Si è parlato anche dello scorporo del Corsera. E addirittura della“fusione”del quotidiano di via Solferino con La Stampa, giornale controllato proprio dalla Fiat. Lo stesso discorso vale per la vociferata cessione degli asset spagnoli al patron di Sky.
Intanto Della Valle non molla. L’imprenditore delle calzature continua a mandare messaggi ai vertici di Rcs e agli altri azionisti. In particolare a Intesa Sanpaolo, Mediobanca e alla stessa Fiat.Della Valle è l’unico che non ha ancora deciso se partecipare o meno all’aumento. In caso di adesione manterrebbe alla sua quota dell’8,7% (nella nuova Rcs sarebbe il terzo azionista dopo Fiat e Mediobanca). Il che significherebbe un esborso di circa 35 milioni. Altrimenti si diluirebbe al 2%. In realtà Della Valle vorrebbe partecipare. “Sono ancora prontissimo a fare la mia parte”, ha assicurato l’imprenditore marchigiano. Ma a patto che si riveda il piano industriale finanziario. E che si sciolga il patto. Ma a pochi giorni dalla fine della ricapitalizzazione, la possibilità che si riscriva il piano è quasi nulla. Addirittura bisognerebbe modificare il prospetto informativo già mandato (ad inizio operazione) alla Consob. Dunque Della Valle, se dovesse decidere di continuare ad investire in Rcs, dovrà farlo senza alcuna assicurazione su possibili cambiamenti.
Intanto Della Valle è in attesa. “Aspetto che alcuni azionisti importanti mi confermino ciò che hanno già considerato positivamente. Se quello che era possibile ora non lo è più perché qualcuno ha comprato un po’ di diritti di opzione (è chiaro il riferimento alla Fiat, ndr), allora significa che manca la volontà di affrontare i problemi”. È stata questa l’esternazione di Della Valle. Il quale ha sottolineato ancora una volta le sue perplessità sul piano industriale messo a punto dall’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, e dal presidente, Angelo Provasoli. “Non è nell’interesse del gruppo”, ha sentenziato l’azionista fuori patto.
Tuttavia il mercato la pensa diversamente. Alla Borsa non è dispiaciuta la mossa di Elkann. Le azioni ordinarie hanno guadagnato circa il 26% lunedì e l’8% martedì, arrivando a 1,87 euro. E sono state necessarie delle interruzioni delle negoziazioni per eccesso di rialzo. Probabilmente la presenza di un azionista di riferimento dà più stabilità al mercato. Ma a due giorni dal termine dell’aumento è arrivata la “sorpresa”. Ieri (mercoledì 3 luglio) le azioni ordinarie hanno perso il 33%, a 1,24. Addirittura la seduta è stata sospesa per eccesso di ribasso. Tale variazione potrebbe derivare dall’imminente termine dell’aumento di capitale e dalla convergenza del prezzo di mercato con quello stabilito dal cda prima della ricapitalizzazione, visto che il prezzo di emissione è proprio di circa 1,2 euro.
Bisogna sottolineare, in merito alla scalata di Rcs da parte di Fiat, che l’accentramento di troppo potere nelle mani di un solo soggetto potrebbe creare problemi. Infatti non è escluso che la Consob pensi al lancio di un Opa (offerta pubblica di acquisto) per creare più equilibrio tra gli azionisti. Un ipotesi che non dovrebbe dispiacere a Della Valle. Che auspica proprio un azionariato equilibrato senza patti parasociali.