Rcs Mediagroup, l’ad Jovane è ottimista: “L’emergenza è superata. Siamo in linea col piano. L’ipotesi della seconda parte dell’aumento si allontana. Nel 2015 ricavi a 1,5 miliardi e digitale al 21% del totale. Avremo 250 milioni dalla cessione degli asset non core: dopo Dada si venderà anche San Marco. Sui risparmi via 850 lavoratori tra Italia e Spagna”. E per il futuro dell’editoria il manager punta sull’online:”Il mercato del web crescerà del 38%. In rete contano i contenuti. Ma bisogna abbinarli ai servizi di e-commerce”.
Ma procediamo con ordine. E facciamo un passo indietro.
Il 31 luglio, oltre alla riunione dei soci del patto di sindacato, si è tenuto anche il Cda di Rcs sui conti semestrali del gruppo. La perdita dei primi sei mesi è di 125,6 milioni. Si tratta di “rosso” notevole, ma più lieve di quello dello stesso periodo del 2012, quando via Rizzoli ha registrato un -427 milioni.
I ricavi netti consolidati sono passati da 756,3 del 2012 a 647,9 milioni dell’anno in corso (-14,3%, ovvero 108 milioni in meno). La variazione è attribuibile soprattutto al calo della pubblicità e delle vendite in edicola. In particolare i ricavi delle inserzioni sono passati da 320 a 251 milioni (-21,5%). Mentre le vendite hanno perso il 10,7%, passando a 330 milioni. Con l’eccezione delle mercato delle copie digitali che è aumentato.
Vanno controcorrente le attività digitali (+4,3%). Le quali hanno fruttato 73 milioni: l’11,3% del totale delle entrate. Mentre nel 2012 i ricavi da Internet erano solo il 9,3% di quelle totali. Hanno dato un buon risultato anche le iniziative di efficientamento (ovvero una razionalizzazione generale dei costi di gestione e operativi) che hanno portato dei benefici per 35,7 milioni. Di cui 24,6 nel secondo trimestre del 2013.
In ogni caso per il 2013 si prevede già un risultato netto significativamente negativo intorno al 10% rispetto alle previsioni.
E anche il nuovo denaro entrato con la ricapitalizzazione da 409 milioni (su un massimo di 421) potrebbe non bastare per “tappare” tutti i buchi. Soprattutto perché 150 andranno subito a rimborsare le banche creditrici (che hanno riscadenzato un credito con Rcs di 600 milioni). Comunque è indubbio che l’aumento di capitale è stato necessario per il proseguimento dell’attività aziendale. In caso contrario Rcs avrebbe dovuto portare i libri contabili in Tribunale. Infatti la ricapitalizzazione ha reso possibile l’ascesa del patrimonio netto consolidato a 415 milioni. Mentre l’indebitamento è sceso a 500 milioni. Con un flottante al 20%.
L’ad del gruppo di via Rizzoli, Pietro Scott Jovane (in una intervista al Sole 24 Ore) ha valutato positivamente i conti semestrali di Rcs. “Se andiamo avanti così la seconda parte della ricapitalizzazione (altri 200 milioni previsti per il 2015) sarà più lontana. Anche grazie ai ricavi delle vendite degli asset non core. L’emergenza finanziaria è stata superata. Ora ci concentreremo sullo sviluppo. Nel 2015 dovremmo avere un Ebitda maggiore del 10%. Ma anche dei ricavi stabili a 1,5 miliardi. Con il digitale al 21% delle entrate totali”. Il tutto seguendo le direttive del piano industriale ideato dallo stesso Jovane. È bene precisare che il progetto dell’ad di Rcs non è stato condiviso da tutti gli azionisti del gruppo. Ad esempio Diego Della Valle (8,9%) lo ha giudicato irrealizzabile e in contrasto con gli interessi della società. In ogni caso “nessuno ha proposto un piano alternativo. E noi seguiremo quello approvato”, ha ribadito Jovane. Il quale ha anche l’appoggio del direttore finanziario di Rcs, Riccardo Taranto.
E nonostante una parte della ricapitalizzazione servirà per ripagare il debito con le banche e altre spese (vedi http://www.editoria.tv/editoria/rcs-solo-gli-spiccioli-per-il-piano-industriale-previsto-aumento-di-copertina-per-corsera-e-gazzetta-domani-cda-su-conti-del-semestre/), Jovane ha sottolineato che entreranno altre risorse. “Arriveranno 200-250 milioni di euro dalle dismissioni degli asset non strategici”. Infatti 58 milioni sono già certi per la cessione della partecipazione in Dada (società per i servizi Internet venduta al gruppo Sawiris). E poi ci sono 200-150 milioni che potrebbero arrivare dalla vendita dell’immobile di via San Marco. Per il quale sono già arrivate quattro offerte. Ma la cifra sarà molto probabilmente ritoccata al ribasso verso i 120-110 milioni. Poi la società di via Rizzoli sta pensando anche di vendere le radio del gruppo Finelco. Qualche indiscrezione ha persino parlato della cessione della Gazzetta dello Sport, con Urbano Cairo, nuovo socio di Rcs al 2,8%, possibile interessato. Ma questa ultima ipotesi sembra improbabile.
Poi c’è il capitolo dei risparmi sui costi di gestione e del personale. Ovvero le cosiddette efficienze che come detto in precedenza, hanno già fruttato un risparmio di 35,7 milioni. “Tra Italia e Spagna avremo 850 unità in meno su circa 5 mila totali”. Bene per la società. Un po’ meno per i lavoratori e per le casse degli ammortizzatori sociali. Ci saranno novità anche per le alte sfere dirigenziali. “La squadra del management è stata rinnovata e farà di più con meno risorse. Ci sono già delle tabelle di marcia specifiche da rispettare”.
C’è da dire, dal punto di vista della razionalizzazione delle strutture, che Rcs ha siglato un accordo per raccogliere la pubblicità nazionale del gruppo Monrif. Ovvero la società che edita il Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno. “Ci proponiamo come polo aggregante”, ha affermato Jovane.
Una valutazione a parte va fatta per l’aumento del prezzo di copertina del Corriere della Sera e della Gazzetta che sono passati a 1,30 euro (da 1,20). “Abbiamo solo aggiornato il prezzo. Era da tempo che non lo facevano. Anche altri giornali lo hanno fatto”, ha spiegato Jovane. In effetti anche La Repubblica, Il Secolo XIX e La Stampa hanno già alzato il prezzo a 1,30 euro o sono in procinto di farlo. Jovane ha mostrato un discreto ottimismo anche a riguardo della crisi generale del mondo dell’informazione e dei media. “L’editoria digitale, compresa quella degli e-book, ha una grande opportunità di trasformazione. Il mercato digitale per il 2015 crescerà del 38% (+13% dall’attuale 3,5% per il settore degli e-book che vede Rcs Libri in linea); mentre la carta calerà del 10%. Nel web ciò che gli utenti cercano sono i contenuti. E quelli, i contenuti, li abbiamo noi. Inoltre la pubblicità sul web aumenterà molto. Soprattutto quella mirata. E si potranno creare degli abbinamenti tra contenuti e servizi di e-commerce”.
Ma quando si parla di contenuti online non si può ignorare la questione del diritto d’autore. Soprattutto quello legato agli aggregatori di contenuti. La posizione di Jovane sembra chiara: “Bisogna accordarsi con i giganti del web e con i motori di ricerca come Google. Ma gli editori dovranno essere compatti”. E anche questa è una sfida non da poco.