Rcs Mediagroup: la ricapitalizzazione potrebbe fermarsi a quota 380 milioni di euro. I soci, infatti, non ce la fanno a coprire il 50% dell’aumento. Lunedì, intanto, è prevista una riunione del patto di sindacato. Tutto questo mentre continua la trattativa con le banche. Ieri, infatti, c’è stato un incontro tra la società di via Rizzoli e gli istituti esposti. Mosse positive, perché la riapertura delle trattative fa guadagnare alle azioni di Rcs il 13,4%.
Ma procediamo con ordine. E facciamo un piccolo passo indietro.
La cifra stabilita per la prima parte di ricapitalizzazione ammontava a 400 milioni di azioni ordinarie (più 100 di nuove azioni di risparmio) da versare entro il prossimo mese di luglio. Sul banco, poi, ci sono altri 200 milioni dati in delega al cda, da versare entro il 2015.
Ora la società avrebbe deciso di ridurre la prima parte di aumento a 380 milioni. Perché? La risposta più immediata potrebbe essere quella giusta: i soci non riescono a coprire almeno il 50% della somma. E senza questa condizione il consorzio di garanzia delle banche farebbe “fatica” a costituirsi. In soldoni, l’accordo era questo: i soci dovevano coprire almeno il 50% dell’aumento, pari a circa 200-220 milioni; e poi il “paracadute” delle banche avrebbe dovuto sottoscrivere 182 milioni di nuove azioni.
A questo punto bisognerebbe ragionare sulla parola “almeno”. Forse si sperava che quel 50% potesse arrivare, magari, ad un 55%. Ma alcuni soci hanno rinunciato. Vedi Diego Della Valle, Benetton, Merloni, Assicurazioni Generali. E altri sono ancora indecisi. Vedi Italmobiliare, Sinpar, Eridano Finanziaria e soprattutto Giuseppe Rotelli, primo azionista con il 16,6% delle quote.
Quindi quel 50% potrebbe essere rivisto al ribasso. L’adesione dei grandi soci si aggira sul 44%. E anche la disponibilità di Intesa Sanpaolo e Fiat a sottoscrivere, rispettivamente, il 2,5% e il 2,8% delle azioni inoptate interne al patto, non riesce a risolvere il problema. Infatti mancherebbe almeno un altro 0,7% per arrivare alla soglia minima. Ecco allora che Rcs potrebbe decidere di abbassare, con il beneplacito delle banche, la prima parte di aumento a 380 milioni.
Tutto questo mentre, nelle more, continua la trattativa proprio con gli istituti creditori (Intesa, Ubi, Bnl-Bnp Paribas, Bpm, Unicredit) per migliorare le condizioni della rinegoziazione di 575 milioni di debito. Ieri il direttore finanziario di Rcs, Riccardo Taranto, ha incontrato le banche esposte. In particolare la società di via Rizzoli si sta adoperando per cercare di ridurre la prima parte del rimborso post-ricapitalizzazione (da 225 a 150 milioni). E poi si proverà a diminuire anche i punti base dello spread (da 610 a circa 300-400) che influiscono direttamente sul tasso di interesse delle nuove linee di credito. E poi, come detto in precedenza, c’è la possibilità di ridurre a 380 la prima parte di ricapitalizzazione. Vale la pena di ricordare che l’aumento di capitale viene considerato un elemento propedeutico e necessario per l’avvio delle altre operazioni (dal piano di rinegoziazione del debito alla continuità aziendale).
Tuttavia non sarà semplice concludere favorevolmente il negoziato con le banche. Va precisato, infatti, che gli istituti che sono anche azionisti della società (come Intesa che partecipa con il 4,9% delle azioni), sembrano più favorevoli ad un accordo di compromesso. Lo stesso potrebbe valere per le banche che parteciperanno al consorzio di garanzia per rilevare le azioni inoptate e che quindi saranno delle future azioniste (vedi Ubi, Mediobanca, Bpm, Bnl-Bnp-Paribas). Infatti, una buona continuità della società interesserà direttamente anche loro. Mentre le banche creditrici “esterne” sembrano più dure. Ma l’accordo, come ha precisato anche dall’ad di Ubi, Victor Messiah: «non prevede patti differenziati». Quindi sarà preso collegialmente da tutti gli istituti esposti.
Rcs confida in un accordo entro i prossimi giorni. Visto che l’assemblea dei soci è prevista per il 30 maggio, è probabile che sarà convocato un cda a breve. E per lunedì è stata convocata la riunione dei soci del patto di sindacato (che vincola il 58,2% delle azioni). I quali dovranno cercare di mettersi d’accordo per la sottoscrizione dell’aumento di capitale.
Intanto però, complice il negoziato con le banche, la Borsa sembra mostrare ottimismo. Il titolo della società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport ha guadagnato il 13,4% a Piazza Affari. Ora una azione di Rcs vale 0,7 euro.
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