Diego Della Valle non è d’accordo con il piano finanziario approvato dal cda di Rcs. I motivi? Aumento troppo “diluitivo” e confitto di interesse con le banche. In effetti le nuove azioni potrebbero essere emesse con uno sconto del 50%. Da valutare la posizione di Intesa e Mediobanca. Le quali sono socie, creditrici e presenti nel consorzio di garanzia.
Ma cerchiamo di precisare questa situazione.
Rcs sta portando a termine una ricapitalizzazione da 600 milioni di euro. Una parte di questi (400) deve essere versata entro luglio. L’aumento di capitale è ormai dato per certo. I soci del patto di sindacato (che vincola il 58,2% delle quote) ne coprono un 50%. Una parte delle azioni inoptate sarà assorbita dagli stessi soci del patto.
Per le altre si è fatto avanti un consorzio di garanzia formato da cinque istituti di credito. I quali dovrebbero coprire un altro 41% di nuove azioni, per un investimento totale di 166 milioni. Ecco che si arriva al 91%. E tali banche potrebbero anche decidere di arrivare a investire 200 milioni, sottoscrivendo la metà della azioni da ricapitalizzare.
In ogni caso ci sono sempre le banche creditrici o gli altri soci che potrebbero assorbire il rimanente. Quindi l’aumento sembra cosa fatta. Forte di questo appoggio il titolo di Rcs, ieri, è salito del 2,6%. E ora è a 0,73 euro.
Tuttavia non mancano delle forti tensioni tra gli stessi azionisti. Il più agguerrito di questi sembra Della Valle, socio fuori dal patto con l’8,7% dei diritti di voto. Della Valle accusa il cda di aver organizzato una ricapitalizzazione troppo diluitiva e suscettibile di conflitti di interessi con le banche.
Ma per capire meglio l’obiezione di Della Valle bisogna fare un passo indietro e approfondire degli aspetti del processo di ricapitalizzazione di Rcs.
Partiamo dal consorzio di garanzia. Questo è formato da Banca Imi (del gruppo Intesa Sanpaolo), Mediobanca, Centrobanca, Bnl-Paribas e Banca Akros (che fa riferimento a Bpm). E non è escluso l’ingresso di nuove banche per arrivare a sottoscrivere, come detto in precedenza, 200 milioni di nuove azioni (si è parlato anche di un interessamento di CreditSuisse, banca svizzera che è anche l’advisor di Rcs nella operazione di aumento di capitale).
Bisogna dire che il “paracadute” formato dai suddetti istituti non è scevro da posizioni “trasversali”. Intesa (tramite la Banca Imi), Mediobanca sono anche socie di Rcs, presenti nel patto di sindacato, rispettivamente con il 4,9% e il 13,7% delle azioni totali. Inoltre sono anche creditrici del gruppo di Via Rizzoli. Intesa è esposta per 300 milioni. Mediobanca per 50. Quindi essendo presenti anche nel consorzio di garanzia hanno una posizione “triplice”. Poi ci sono Bnl e Bpm (tramite Banca Akros) che, oltre ad essere nel consorzio, sono “solo” creditori di una parte del debito di 850 milioni che ha Rcs.
Ed è questa presunta commistione di interessi che non va giù a Diego Della Valle. L’imprenditore marchigiano ha inviato, alla vigilia del cda del 14 aprile, una lettera di protesta al presidente di Rcs, Angelo Provasoli. La missiva è stata anche letta durante il consiglio. Della Valle ha accusato gli amministratori di aver gestito male la ricapitalizzazione. Ma anche la rinegoziazione di parte del debito (che in totale arriva a 850 milioni) con le banche: 575 milioni da rimodulare attraverso tre linee di credito.
Per il presidente della Fiorentina ci sono dei conflitti di interessi. I quali sarebbero motivati dal molteplice ruolo che hanno alcune banche.
Inoltre per Della Valle la ricapitalizzazione sarebbe troppo diluitiva. Ovvero il prezzo delle nuove azioni sarebbe molto più basso di quello di mercato. Infatti si è parlato di uno sconto del 50% (si è ipotizzato anche un saldo al 70%). Si arriverebbe a pagare le nuove azioni emesse a 0,14 euro. Questo significa che chi non parteciperà alla ricapitalizzazione vedrà la propria quota in Rcs drasticamente ridimensionata. Ecco che Della Valle, che sembra aver abbandonato l’idea di partecipare all’aumento di capitale, è pronto a sviluppare azioni di responsabilità verso gli amministratori. «Presto verranno presi dei provvedimenti», ha dichiarato il presidente della Tod’s. Si finirà in Tribunale?
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