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RCS, DECISIVO IL VOTO DI ROTELLI NELL’ASSEMBLEA DEI SOCI. RICAPITALIZZAZIONE A RISCHIO “OSTRUZIONISMO”?

Rcs Mediagroup, se i contrari alla ricapitalizzazione e gli indecisi votassero contro l’operazione, la società rischierebbe l’avvio delle procedure concorsuali. Sarà importante il voto di Giuseppe Rotelli, primo azionista di Rsc fuori dal patto di sindacato con il 16,6% dei diritti di voto (13% diretti e 3,6% tramite il Banco Popolare). Inoltre saranno determinanti le condizioni dell’aumento di capitale che potrebbero invogliare o meno i soci indecisi a partecipare.
Ma procediamo con ordine.
Rotelli non ha ancora deciso se aderire o meno alla ricapitalizzazione di 600 milioni di euro. Per lui significherebbe investire circa 67 milioni. L’imprenditore milanese deciderà quando saranno chiariti i termini dell’operazione.
Nel prossimo cda del 14 maggio si proverà proprio di fare questo, in vista della ratifica finale dell’assemblea del 30 maggio. Ovvero si cercherà di determinare il prezzo e la quantità delle nuove azioni. Di certo l’aumento sarà diluitivo. Il prezzo dei nuovi titoli sarà più basso di quello attuale di mercato (che si aggira sui 0,74 euro ad azione).
Quindi i soci che non sottoscriveranno la ricapitalizzazione vedranno la propria quota ridursi significativamente. Addirittura Rotelli crollerebbe dal 16,6% al 2%. E l’imprenditore della sanità “perderebbe” il suo investimento in Rcs. Le perplessità di Rotelli sono le stesse di Paolo Merloni (socio pattista con il 2% che non parteciperà all’operazione) e di Diego Della Valle (azionista fuori patto con l’8,7%). Ovvero il piano finanziario (ricapitalizzazione e rimodulazione del debito) sarebbe troppo premiante per le banche e punitivo per i soci. In effetti metà dei primi 400 milioni di ricapitalizzazione (quindi ben 200 milioni) andranno a ripianare parte dei debiti.
Infatti Merloni ha già rinunciato. E Della Valle, nonostante le lettere di protesta e la minaccia di una azione di responsabilità nei confronti degli amministratori “viziati” dal conflitto di interessi, non ha ancora deciso definitivamente.
Ma, indipendentemente dall’adesione all’aumento, sarà importante il voto dei soci riguardo la stessa ricapitalizzazione. Ovvero un azionista può decidere di non partecipare all’aumento, ma, nello stesso tempo, votare positivamente per l’operazione. Anche i soci interni al patto possono votare liberamente, essendo l’accordo parasociale di blocco e di consultazione e non di voto.
E nel caso di Rotelli, se quest’ultimo dovesse votare contro, e vista la sua consistente partecipazione in Rcs (16,6%), si rischierebbe di non avere un numero di contrari superiore ad un terzo del capitale sociale. E a questo punto l’operazione sarebbe a rischio. Una ipotesi che fino ad ora era stata esclusa. Ma considerando che Merloni (2%), Generali (3,9%), Benetton (5%) hanno già rifiutato di aderire all’aumento; e tenendo presente che Italmobiliare (7,4%), Sinpar (1,2%), Eridano Finanziaria (1,2%) e Della Valle (8,7%) sono ancora indecisi, non si tratta di una possibilità da scartare del tutto.
Infatti se i soci che non aderiranno all’aumento non si opponessero allo stesso perderebbero il loro investimento. Sarebbe una sorta di “autogol”. Ad esempio, come detto in precedenza, Rotelli passerebbe dal 16,6% al 2% delle quote. Quindi è possibile che i soci contrari facciano una sorta di “ostruzionismo” gestionale per tutelare i loro interessi in Rcs? In questo caso sarebbe a rischio la continuità aziendale. Si aprirebbero le procedure concorsuali. E Rcs dovrà portare i libri contabili in Tribunale.

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