I Comitati di redazione del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport e le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) hanno criticato l’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, per aver aumentato il prezzo di copertina di quotidiani di via Rizzoli. In effetti, da oggi, 5 agosto, il Corsera e la Gazzetta costeranno 0,10 centesimi in più. Ovvero passeranno da 1,20 a 1,30 euro.
Jovane, da parte sua, ha precisato che la decisione era “implicita” nel piano industriale, approvato mesi fa. “Abbiamo solo aggiornato il prezzo. Era da tempo che non lo facevano. Anche altri giornali lo hanno fatto”, ha spiegato l’ad. In effetti anche La Repubblica, Il Secolo XIX e La Stampa hanno già alzato il prezzo a 1,30 euro o sono in procinto di farlo. E il Sole 24 Ore dovrebbe costare 2 euro per tre volte alla settimana (anziché solo due volte). Quasi come se i grandi quotidiani italiani si fossero messi d’accordo per evitare concorrenze “al ribasso”. Come dire: per evitare problemi aumentiamo tutti il prezzo.
Ritornando a Rcs, Jovane ha spiegato che il surplus di denaro (eventualmente) raccolto finanzierà il piano industriale della stessa società. E quindi, di conseguenza, dovrebbe migliorare la qualità del giornale. Il che dovrebbe giustificare anche l’aumento.
Di tutt’altro parere, come detto in precedenza, sono le rappresentanze dei lavoratori. I quali già martedì scorso (30 luglio) hanno invitato l’ad di Rcs, tramite un comunicato ufficiale, a ripensare l’aumento. Ma Jovane non ha fatto marcia indietro. Inoltre non avrebbe nemmeno risposto ai sindacati interni. Ecco, dunque, lo “sfogo” dei Cdr: “Questa mattina l’aumento è puntualmente scattato. Secondo noi è una scelta sbagliata in questo momento di grave crisi dei ricavi editoriali e della pubblicità. Questa decisione avrà l’effetto di allontanare altri lettori e non affronta nessun problema strutturale. I lavoratori di Rcs MediaGroup, che hanno accettato ingenti tagli e sacrifici, chiedono all’azienda di rispettare le normali relazioni sindacali e di prendere in considerazione le loro valutazioni”.
Inoltre i Cdr hanno proposto anche un modello di sviluppo da prendere come esempio per uscire dalla crisi. “Chiediamo all’azienda di fare finalmente la sua parte con idee nuove. È appena uscita la notizia che il New York Times ha di nuovo il segno positivo sulla voce ricavi grazie all’incremento degli abbonamenti online e a una serie di altre iniziative. Dunque, rispondere alla crisi è possibile. Certo, non restando fermi o ritoccando il prezzo di vendita, con tanto di appello alla ‘comprensione’ dei lettori”.
John Elkann ha intenzione di vendere Repubblica. E con l’eventuale cessione del quotidiano, Gedi verrebbe…
I governi vanno ritenuti responsabili delle morti dei giornalisti: lo afferma l’Ifj, la Federazione internazionale…
Il Papa vuole che si cominci a fare la pace partendo dalla comunicazione, dall’informazione, dal…
Il comitato di redazione di Askanews “chiama” il sottosegretario Alberto Barachini. I giornalisti dell’agenzia di…
Anche i pubblicitari si oppongono alla web tax: Federpubblicità snocciola numeri, dati e cifre per…
La manovra non piace agli editori perché non c’è “niente per il libro”. E l’Aie…