Per “gli improvvisi impegni sopravvenuti di alcuni consiglieri” è stato rimandato a venerdì 28 il Cda di Rcs MediaGroup in calendario ieri per convocare l’assemblea dei soci l’8 maggio e stabilirne l’ordine del giorno.
Al di là del motivo ufficiale, la riunione del consiglio di amministrazione è stata rinviata per tentare di arrivare a una mediazione tra Diego Della Valle, socio dell’editrice con il 9%, e John Elkann, presidente della Fiat, 20% di azioni Rcs, in vista della prossima assemblea. Della Valle, che contesta la gestione della casa editrice e ha più volte ipotizzato l’avvio di un’azione di responsabilità nei confronti del board, punta a una governance diversa del gruppo. Finora, nonostante i tentativi attuati anche dall’ad di Mediobanca Alberto Nagel, non è stato possibile arrivare a un contatto tra Elkann e Della Valle. Anche il presidente del Cda Rcs, Angelo Provasoli, si sarebbe dichiarato disponibile a lasciare l’incarico se ciò portasse a una soluzione.
Oltre che tra gli azionisti, la tensione è diventata molto tesa a livello sindacale dopo la notizia che all’ordine del giorno del prossimo Cda c’è l’attribuzione di bonus all’amministrazione delegato Pietro Scott Jovane e a un’altra ventina di top manager, come premio per i 92 milioni di euro di tagli realizzati finora nell’ambito del piano industriale triennale. I rappresentanti sindacali dei giornalisti del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, oltre che la rappresentanza unitaria dei poligrafici, hanno chiesto al Cda di cancellare quella che ritengono “una beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile nei confronti dei dipendenti del gruppo e nei confronti di tutto il Paese, impegnato a ogni livello in pesanti sacrifici e tagli”.
La redazione del Corriere è in stato di agitazione e in assemblea permanente, pronta a decidere “tutte le azioni necessarie, di qui allo svolgimento del Cda” per impedire quello che “suonerebbe come una provocazione e una dichiarazione di totale ostilità nei riguardi di chi lavora al Corriere della Sera e dei suoi lettori”.
Ecco il comunicato sindacale del Cdr del Corriere della Sera:
Care lettrici, cari lettori, è di ieri la notizia che il consiglio di amministrazione di Rcs MediaGroup ha messo all’ordine del giorno l’attribuzione di consistenti bonus (premi) all’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e a un’altra ventina di manager di vertice. Questi premi sono la ricompensa per i «risparmi» da 92 milioni di euro realizzati finora, in massima parte, a spese dei lavoratori (o di molti ormai ex lavoratori) del gruppo.
Il cdr del Corriere , assieme al cdr della Gazzetta e alla rappresentanza sindacale unitaria dei poligrafici, ha inviato un messaggio al consiglio di amministrazione chiedendo di cancellare questo punto dell’ordine del giorno, ritenendolo una beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile nei confronti dei dipendenti del gruppo e nei confronti di tutto il Paese, impegnato ad ogni livello in pesanti sacrifici e tagli.
Anche il 2013 si è chiuso per Rcs MediaGroup con un bilancio in perdita per 218,5 milioni di euro, mentre finora è stato attuato soltanto un quarto degli investimenti programmati dal piano di ristrutturazione Jovane: il Corriere – per fare solo un esempio – non ha ancora una piattaforma tecnologica in grado di consentire lo sviluppo del suo sito web.
La redazione del Corriere ha dovuto assistere – nonostante proteste e scioperi – alla svendita del palazzo storico di via Solferino, dove il Corriere risiede da oltre cento anni, e che costituiva garanzia anche economica per tutti i lavoratori dell’azienda. E ha dovuto subire due aumenti di prezzo che hanno severamente danneggiato le vendite del giornale.
La Rcs non è nuova a vicende scandalose. L’amministratore delegato che promosse l’acquisto del gruppo spagnolo Recoletos, alla base di un debito di quasi un miliardo di euro, fu premiato con una liquidazione plurimilionaria. Ora è la volta del bonus per il nuovo amministratore delegato e per gli altri dirigenti. Va ricordato che il 2 maggio 2013 il dottor Jovane assicurava al cdr che il bonus complessivo di 675 mila euro incassato nel 2012 doveva essere considerato una tantum, come compenso per la rinuncia alle stock option legate al suo precedente contratto.
La redazione del Corriere è in stato di agitazione. Riunita in assemblea permanente, deciderà tutte le azioni necessarie, di qui allo svolgimento del consiglio di amministrazione, per impedire il compimento di un atto che suonerebbe come una provocazione e una dichiarazione di totale ostilità nei riguardi di chi lavora al Corriere della Sera e dei suoi lettori.
(primaonline)