Urbano Cairo esce allo scoperto. È stato lui uno degli investitori di Rcs nonostante le stesse smentite dell’imprenditore piemontese. Il presidente della Cairo Communication ha investito 14,8 milioni di euro per rilevare il 2,8% di Rcs. “È stato un acquisto fatto con la mia personale liquidità. Ho voluto dare un contributo alla società che mi ha lanciato”, ha dichiarato il patron della pubblicità.
Cairo, ora, si posiziona al nono posto nella speciale classifica dei soci del gruppo che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Piazzandosi tra Italmobiliare dei Pesenti (3,8%) e la Sinpar di Lucchini (1,3%).
In particolare Cairo ha acquistato 12 milioni di azioni ordinarie mediante l’esercizio dei diritti di opzione rilevati la scorsa settimana. Per la precisione erano 3,9 milioni di diritti. Inoltre ha poi acquistato sul mercato altre 200 mila azioni senza usufruire dei relativi diritti (entrambe le procedure sono lecite).
Eppure lo stesso Cairo fino al 9 luglio aveva seccamente smentito ogni interesse per Rcs. “Non sono entrato fino ad ora e non intendo entrare”, aveva dichiarato il presidente del Torino Calcio.
Evidentemente l’imprenditore piemontese è stato “folgorato sulla via di Damasco”. E si è ricordato della società che lo ha proiettato nel mondo delle concessioni pubblicitarie. “Ho comprato le azioni perché sono affezionato a Rcs. Ho iniziato la mia attività di imprenditore nel 1996 con una concessione pubblicitaria in esclusiva sui periodici della Rizzoli come Tv Sette e Io Donna. Sono affezionato alla società che mi ha dato fiducia. Quindi ho voluto fare la mia parte. La mia è una operazione di un editore puro che crede nell’editoria e che ha voluto dare un contributo”, ha dichiarato.
Tuttavia anche la più grande riconoscenza è stata surrogata da motivazioni di mercato. “Ho acquistato i diritti in asta e le azioni sul mercato perché ho visto una buona opportunità anche economica”, ha precisato il nuovo proprietario di La7. Ma con l’emittente del settimo canale la quota in Rcs non dovrebbe, almeno formalmente, c’entrarci nulla. Infatti La7 è della Cairo Communication (che è sempre di proprietà di Cairo) mentre il 2,8% di via Rizzoli “è stato acquistato a titolo personale con la mia liquidità; e non con quella della mia sociètà”, ha precisato Cairo.
Inoltre c’è chi ha ipotizzato una “oscura” alleanza con Diego Della Valle (8,9%) per una controllo a due di Rcs. Cairo, tuttavia, ha smentito ogni legame: “Sono indipendente. Non sono spinto da nessuno. È stata una scelta spontanea”. Comunque in ogni caso l’entità della quota di Cairo non avrebbe permesso una alleanza contro Fiat che “domina incontrastata” al 20,123%. Tuttavia l’imprenditore della pubblicità potrebbe, magari in futuro, candidarsi per curare la raccolta degli sponsor per Rcs. Chissà.
Comunque, riguardo le prospettive future il neo socio di via Rizzoli non si sbilancia sulle questioni critiche. Ovvero la revisione del patto industriale messo a punto dall’ad di Rcs Pietro Scott Jovane; e il possibile scioglimento del patto di sindacato. “Sono entrato in punta di piedi. Non giudico il piano. Ed è presto per parlare del patto”. E a proposito di una eventuale crescita della propria quota in futuro e di un ingresso del patto, Cairo mostra la stessa prudenza: “Vedremo in futuro”.
È quasi sicuro, invece, che Cairo non entrerà nel Cda perché sarebbe suscettibile di conflitto di interessi proprio per l’attività della sua società di raccolta pubblicitaria e per il possesso di La7 (acquistata da Timedia solo pochi mesi fa con una “dote” di 88 milioni di euro).
Il quadro azionario di Rcs, con l’ingresso di Cairo, è quasi del tutto completato. Resta ancora da chiarire la titolarità di 13,5 milioni di azioni, pari al 3,5% del nuovo capitale. Tale quota potrebbe essere in possesso di un altro singolo investitore. Si è parlato di Rupert Murdoch, Barilla, Axel Springer. Ma hanno tutti smentito (come Cairo). Oppure potrebbero essere in possesso di fondi speculativi. C’è da precisare che il termine di esercizio per l’acquisto dei diritti inoptati era il 16 luglio. E per i soci superiori al 2% (5% nel caso dei fondi) c’è un limite di comunicazione alla Consob di cinque giorni. Si saprà tutto entro il 22-25 di luglio. In effetti anche Cairo, con il suo 2,8%, avrebbe avuto tempo fino alla settimana prossima per dichiarare l’investimento all’Autorità di Giuseppe Vegas.
Poi c’è da fissare la riunione di soci di Rcs. Una data probabile è il prossimo 31 luglio, quando si riunirà anche il Cda per l’approvazione dei conti semestrali. Non si sa ancora se al vertice parteciperanno solo i soci pattisti oppure tutti. Intanto alla politica pro-patto della Fiat si sarebbero aggiunti anche Intesa Sanpaolo e Mittel. Entrambe fanno riferimento a Giovanni Bazoli. Il quale è presidente del Consiglio di Sorveglianza della prima e presidente della seconda. E già con Fiat (20%), Intesa (5,04%) e Mittel (1,3%) ci si avvicinerebbe al limite del 30% del capitale da vincolare per la sopravvivenza dell’accordo parasociale.
Intanto le azioni di Rcs guadagnano il 6%, dopo il “tonfo” di mercoledì a -5%. E arrivano a 1,2 euro, un valore simile al prezzo di emissione per la ricapitalizzazione.
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