Un aumento di capitali per arginare i debiti di Rcs. E’ l’ipotesi paventata da Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa SanPaolo. La manovra farebbe parte del piano industriale elaborato dal nuovo ad Pietro Scott Jovane.
Il più importante gruppo editoriale italiano naviga in cattive acque. La società ha chiuso in perdita il primo semestre del 2012. Un decremento dovuto alla svalutazione di Unidad Editorial, gruppo spagnolo controllato da Rcs. I ricavi pubblicitari di El Mundo, tra i principali quotidiani iberici, sono scesi, infatti, del 20% e i tagli si moltiplicano di giorno in giorno. La cessione del gruppo Flammarion alla francese Gallimard, che ha portato benefici finanziari pari a 239 milioni di euro, non è bastata per ridurre il debito. L’aumento di capitale, più volte invocato dall’azionista Diego Della Valle, sembra essere la soluzione ideale per frenare le svalutazioni progressive delle merci. Stando alle valutazioni degli esperti, esso ammonterebbe a 200 milioni di euro. Non si tratta di dati certi. Come precisato da Bazoli, il nuovo ad sta ancora lavorando alla quantificazione dell’operazione.
Il funzionario di Intesa San Paolo chiarisce che, prima di procedere, si aspetterà la presentazione del piano industriale, atteso per fine anno. Se aumento sarà, darà il là all’ingresso di nuovi azionisti nel gruppo. All’incremento del capitale di una società consegue l’offerta dei nuovi titoli agli azionisti esistenti, in ottemperanza al diritto di opzione dei soci. Quando, però, l’aumento è eseguito per risanare una situazione finanziaria negativa, gli azionisti generalmente rinunciano ai propri diritti. Non è ancora chiaro se la manovra sarà inscindibile o viceversa. La inscindibilità dell’operazione implica che essa può essere attuata solo se tutti i soci la sottoscrivono.
Intanto rischiano grosso impiegati e giornalisti del gruppo. Se Jovane non riuscirà a riassestare la situazione finanziaria di Rcs, saranno soprattutto loro a pagarne le conseguenze. E le spese.