Rcs: il primo giorno dell’asta per l’inoptato si conclude con la vendita di 1 milione di diritti per le azioni ordinarie. Tutto esaurito per quelle di risparmio. Ma procediamo con ordine e facciamo un passo indietro.
Ieri si è tenuto il primo giorno d’asta per l’inoptato. In vendita c’erano 16,2 milioni di diritti non esercitati, pari al 15% delle azioni ordinarie offerte per l’aumento e corrispondenti all’11,2% del capitale sociale post-ricapitalizzazione. In palio anche 1,4 milioni di diritti per le azioni di risparmio di nuova categoria. Tutto l’inoptato dovrebbe avere un controvalore di 60 milioni, di cui circa 49 sono già garantiti dalle banche del consorzio di garanzia. Sono stati aggiudicati circa 1 milioni di diritti per le azioni ordinarie, pari all’1% dell’offerta iniziale. Rimangono ora circa 15,2 milioni di diritti inoptati. Sono stati venduti tutti i diritti relativi alle azioni di risparmio. I 1,4 milioni di titoli in palio, pari al 4,3% del totale, sono stati tutti collocati a 0,03 euro l’uno. Quindi l’asta continuerà solo per l’inoptato inerente alle azioni ordinarie. Oggi parte la seconda seduta. E il termine ultimo è il 16 giugno. Poi interverranno le banche del consorzio di garanzia.
Le azioni ordinarie di Rcs, causa le poche vendite sui relativi diritti, hanno perso il 3,96%, scendendo a 1,2 euro.
Volendo tirare le somme, anche se l’asta è ancora lunga, possiamo ipotizzare che Diego Della Valle voglia accontentarsi del suo 8,7%, visto che non ha acquistato diritti (per ora).
Intanto la Consob continua ad indagare sull’operazione. Già nei giorni scorsi è sorto un dubbio riguardo un sottoscrittore non ben identificato del 5 – 10% di azioni ordinarie. In effetti un investitore che effettua un investimento superiore al 2% (nel caso di un soggetto istituzionale il 5%) deve comunicarlo all’Autorità competente. Ma, per il momento, non sembrano arrivate delle informazioni esaustive. Tuttavia può anche darsi che si tratti di tanti piccoli sottoscrittori che insieme sono arrivati a quell’investimento.
Ora il lavoro dell’Autorità presieduta da Giuseppe Vegas è aumentato. La Consob ha convocato Della Valle. L’obiettivo è chiedere delucidazioni sulle affermazioni di Mister Tod’s. In effetti Della Valle è inciampato in qualche contraddizione. In un primo momento si è dichiarato disponibile ad acquisire tutto l’inoptato per portarsi a ridosso del 20% del nuovo capitale sociale. Ma ha anche auspicato un azionariato paritetico di quattro o cinque soci al 10%. Infine, nella lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha invitato tutti gli azionisti a lasciare Rcs. Per destinarla a “indeterminati” investitori privati italiani e liberi. Dimenticando, inoltre, che i soci non possono vendere le loro quote (in virtù dell’accordo di lock up) per almeno sei mesi. Intanto il titolo della Tod’s, nonostante (o forse per merito) le polemiche ha guadagnato l’1,13% a Piazza Affari.
Ma la Consob vuole chiarimenti anche dalla Fiat. Il Lingotto ha quasi raddoppiato la sua partecipazione in Rcs al 20,123% (ben oltre il + 2,8% ipotizzato all’inizio). E l’ad della casa automobilistica, Sergio Marchionne, ha definito l’investimento in Rcs “strategico”. Poi il manager ha precisato che la società torinese è presente in via Rizzoli da molto tempo; che Rcs è un grande valore da proteggere come la Fiat nel 2004. Di conseguenza la Consob vuole vederci chiaro. In effetti il fatto che una società che fabbrica automobili veda nell’editoria un investimento strategico va di certo approfondito. Comunque la risposta del Lingotto non è tardata ad arrivare. Anche se non sembra del tutto esaustiva.
“La nostra è una partecipazione strategica. Siamo presenti dal 1984. Abbiamo agito con trasparenza e abbiamo sempre fatto la nostra parte per dare stabilità a Rcs”, hanno dichiarato da Torino. Tuttavia sembrano aver sostanzialmente “ripetuto” le dichiarazioni già rilasciate nei giorni scorsi. Senza quindi fornire un effettivo chiarimento del quadro. C’è da precisare, tuttavia, che l’interesse della Fiat per l’editoria non è affatto una novità. Il Lingotto, infatti, controlla da anni il noto quotidiano nazionale “La Stampa”.
E se la Fiat controllasse una quota significativa della società che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport (rispettivamente primo e terzo quotidiani italiani per diffusione) potrebbe sorgere un problema di posizione dominante? Non a caso anche l’Antitrust ha aperto un dossier. “Ma, per ora, solo a scopo informativo”, ha precisato il presidente dell’Autorità garante della concorrenza, Giovanni Pitruzzella. Tuttavia, per quanto riguarda la sola partecipazione in Rcs, non dovrebbero esserci problemi. Anche se la società presieduta da John Elkann avrà il 20,123% del nuovo patto di sindacato, non dovrebbero sorgere problemi di posizione dominante. Visto che la quota della Fiat non rappresenta una netta maggioranza. Intanto anche il titolo della Fiat (come quello della Tod’s) registra una buona performance: + 2,06% in Borsa.
Inoltre, ritornando alle indagini della Consob, gli uomini di Vegas faranno molta attenzione a verificare la coerenza delle dichiarazioni sensibili dei soci e il loro comportamento in Borsa. Il tutto per evitare qualsiasi “distorsione” o eventuali “pretattiche” dell’andamento del titolo Rcs a Piazza Affari.
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