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Rcs, asta conclusa. Quattro fondi comprano tutto l’inoptato. Intanto la Consob indaga sui “mandanti”

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La ricapitalizzazione di Rcs di 421 milioni (400 di azioni ordinarie e 21 di titoli di risparmio) si è conclusa. Ieri sono stati assegnato anche tutti i diritti inoptati. L’asta è iniziata mercoledì. Ma il primo giorno ha avuto un andamento lento. Sono stati venduti solo 1 milione di diritti per le azioni ordinarie, su un totale di 16,2 milioni, pari al 15% dell’inoptato delle azioni ordinarie offerte per l’aumento. Mentre c’è stato subito il “tutto esaurito” per quelle di risparmio. Le quali sono state “piazzate” tutte (1,4 milioni, pari al 4,3% del totale) nella prima asta.
Quindi il vero colpo di scena è avvenuto ieri. Quattro fondi di investimento hanno fatto il pieno dei diritti di opzione rimanenti, pari a circa 15 milioni di titoli. I quali, ricordiamolo, se esercitati corrispondono a circa il 10-11% del nuovo capitale sociale. Non sarà necessario l’intervento del consorzio di garanzia. Il quale si era impegnato a garantire circa 182 milioni di euro.
I diritti sono stati venduti per poco più di 300 mila euro. Con un ribasso del 35% in meno rispetto al prezzo dei singoli pezzi di mercoledì. Tali diritti saranno esercitabili fino al 16 luglio. Ed esercitarli costerà circa 56 milioni. In altre parole chi li ha rilevati potrà acquistare le relative azioni del gruppo che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Poi Rcs potrà fornire i dati sull’azionariato definitivo post-aumento al registro delle imprese.
Non si sa se questi investitori facciano capo ad uno a più azionisti interessati a diventare soci che contano. Si è pensato ad un intervento di Diego Della Valle (8,8%), di Fiat (20,123%). Ma entrambi i soci hanno smentito. E in effetti se fossero stati loro, o anche un altro grande azionista del gruppo, avrebbero dovuto informare in tempo reale la Consob e il mercato. Qualcuno ha ipotizzato anche una azione di un gruppo straniero. Come Axel Springer e la britannica News Corporation. Ma sia il gruppo tedesco che il colosso di Rupert Murdoch hanno smentito.
Intanto la Consob sta indagando sull’operazione. C’è da dire che se un nuovo investitore avesse superato il 2% del capitale avrebbe dovuto comunicarlo all’Autorità di vigilanza entro cinque giorni. Nel caso di fondi istituzionali la soglia si alza al 5%. Quindi, visto che il termine dell’esercizio dei diritti è il 16 luglio, un quadro completo del nuovo azionariato di Rcs sarà noto entro il 22 luglio. Non a caso per fine mese è prevista una riunione dei soci. Non si sa ancora se plenaria o per i soli azionisti appartenenti al patto di sindacato (che dopo l’aumento vincolerà circa il 60% del capitale).
Continuano ancora le ricerche degli uomini di Giuseppe Vegas per fa luce su un 5-10% del capitale sottoscritto, nei giorni scorsi, da soggetti non dichiarati.
In tutto, quindi, non è ancora nota una titolarità dei diritti pari al 25% di quelli totali. Tali titoli, per forza di cose non possono appartenere ai grandi soci (in tal caso si sarebbe saputo). Quindi fanno parte del flottante. Ovvero sono sul mercato.
Ieri si è tenuto anche il Cda del gruppo di via Rizzoli. Il consiglio presieduto dal presidente Angelo Provasoli ha fatto il punto sui vari dossier aperti: piano industriale, cessione periodici e asset non strategici. Ma soprattutto è stata conclusa la cessione di Dada, società di servizi internet controllata al 54,6% da Rcs. A riguardo era già stata aperta una data room. E la vendita era prevista a settembre. Dada è stata venduta ad Orascom, una società del magnate egiziano Naguib Sawiris. E una volta rilevata tutta l’azienda (il closign è previsto per i primi giorni di agosto) la Orascom lancerà una Opa (offerta pubblica di acquisto sulla stessa).
Con la cessione di Dada il bilancio di Rcs dovrebbe ricevere un beneficio di 58 milioni.
Intanto le azioni Rcs ieri hanno perso il 2,25%, a 1,2 euro. E quelle di Dada sono crollate del 14% a circa 3,4 euro.

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