Rcs Mediagroup: la ricapitalizzazione è ancora a rischio. Mancano i capitali. E anche la volontà dei soci. Intanto alcuni risparmiatori della società di via Rizzoli vogliono convertire le loro azioni di risparmio in quelle ordinarie. Il cda di Rcs rimanda la valutazione della proposta a dopo l’aumento.
Ma procediamo con ordine.
La ricapitalizzazione della società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport (sembra quasi un ritornello) non è ancora certa. Due gli aspetti critici che mettono a rischio l’aumento. C’è l’aspetto prettamente finanziario. E poi quello “decisionale”.
Partiamo dal primo.
Il piano finanziario prevede l’immissione di denaro “fresco”. Si tratta di 400 milioni di euro da versare entro la fine di luglio (anche se la società sta trattando per ridurli a 380). La cifra, però, non è coperta dalle adesioni dei soci. Ai quali basterebbe arrivare anche ad un 50% “abbondante” visto che un consorzio di garanzia di varie banche ha deciso di investire 182 milioni in Rcs. Ma, comunque i numeri ancora non tornano. Manca, infatti, uno 0,7% per arrivare al 50%.
Passiamo ora all’aspetto “decisionale”. O meglio deliberativo. In effetti l’aumento bisogna votarlo nell’assemblea straordinaria dei soci in programma il 30 maggio scorso. E per dare il via alla ricapitalizzazione ci vuole il voto favorevole dei due terzi dei rappresentanti presenti del capitale sociale. Quindi basta un terzo di azionisti contrari per annullare l’operazione. Diego Della Valle, Merloni, Benetton hanno già annunciato il dissenso. E con la schiera degli indecisi (Italmobliare, Giuseppe Rotelli, Sinpar, Eridano Finanziaria) è la stessa votazione ad essere a rischio. Va precisato, tuttavia, che la partecipazione effettiva e concreta alla ricapitalizzazione e il voto in assemblea non devono necessariamente coincidere. In altre parole: un socio potrebbe non aderire all’aumento, ma votare l’operazione nell’assemblea (potrebbe essere, questo, il caso di Assicurazioni Generali).
Mentre i soci ordinari “fanno i capricci” sul da farsi, alcuni soci risparmiatori (quelli detentori delle azioni di risparmio che non danno potere decisionale) vorrebbero convertire i propri titoli in azioni ordinarie.
Ma facciamo un passo indietro. Il 24 maggio si è tenuta l’assemblea speciale. Ovvero quella che riunisce i possessori delle azioni di risparmio. Vi hanno preso parte sette soci rappresentanti l’1,984% del capitale sociale di risparmio e lo 0,076% del capitale sociale ordinario. A maggioranza è stata approvata la proposta di attribuire incarico al rappresentante comune, Salvatore Spiniello, di presentare agli organi sociali formale richiesta di convocare l’assemblea straordinaria e quella speciale sull’ipotesi di conversione obbligatoria e alla pari delle azioni di risparmio non convertibili in azioni ordinarie. In altre parole una fetta di risparmiatori di Rcs vorrebbe convertire le proprie azioni di risparmio (tra l’altro non convertibili) in azioni ordinarie. E ha chiesto al cda di riunirsi per varare questa possibilità. Ma il Consiglio di Rcs (fonte Ansa), già nella riunione del 14 maggio, forse prevedendo questo “finale”, ha precisato che la richiesta dei “risparmiatori” non implica nessuna riunione apposita. Inoltre il cda ha sottolineato che una conversione obbligatoria sarebbe problematica. Infatti ogni socio deve essere libero di decidere se aderire o meno al passaggio da risparmiatore a socio ordinario. E poi il Consiglio ha fatto notare che, con la ricapitalizzazione in divenire, tale operazione sarebbe una forte fonte di incertezza.
Va detto, comunque, che il cda non ha bocciato del tutto la richiesta. E ha rinviato tutto a dopo l’aumento. Il quale prevede anche 100 milioni di euro di nuove azioni di risparmio: «In un altro contesto e in futuro si possono valutare eventuali proposte concernenti la posizione e il trattamento dei possessori delle azioni di risparmio».
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