È il primo passo verso la scissione: i 28 vendoliani membri della Direzione Prc che uno a uno (tranne tre) chiedono la parola, attaccano la maggioranza del partito e alla fine dell’intervento annunciano le dimissioni dall’organismo. Il secondo passo sarà a Chianciano, all’assemblea fissata per il 24 e 25 di questo mese, quando Nichi Vendola e i suoi formalizzeranno il distacco da un partito che Fausto Bertinotti ha definito «irriconoscibile». Il terzo e definitivo passo sarà a metà febbraio, quando verrà convocata la seconda assemblea nazionale dell’associazione “Per la sinistra” che farà da battesimo per il nuovo soggetto politico.
Il casus belli è il licenziamento di Piero Sansonetti da direttore di Liberazione. Viene ribadito dal segretario Paolo Ferrero all’inizio della Direzione: «Porta avanti una linea politica avversa a quella stabilita dalla maggioranza del partito».
Prima che la Direzione cominci, a via del Policlinico, va in scena un sit-in di protesta che si trasforma anche in brindisi a favore della libertà di stampa e contro Ferrero.
Davanti al portone del palazzo che ospita sia gli uffici del partito che la redazione del giornale ci sono Sansonetti e un bei po’ di giornalisti, Eranco Giordano, Gennaro Migliore, altri vendoliani. Sul muro sono stati attaccati alcuni cartelli. «Grazie Liberazione, addio Rifondazione», dice uno.
Dal portone escono i membri del Cdr, ai quali è stato appena comunicato che la maggioranza non è riuscita a trovare un vicedirettore che firmi il giornale, visto che il direttore Dino Greco non è un giornalista. Parte un coro: «Buffoni, buffoni». Si stappano alcune bottiglie di champagne. Sansonetti se la ride. Giordano dice quello che ripeterà poco dopo nel chiuso della Direzione, e cioè che la gravità sta non solo nel metodo stalinista di far fuori il direttore, ma nel rompere i contatti con tutto un mondo di sinistra che in questi anni collaborava con il giornale (da Lea Melandri a Mario Trenti, da Marcelle Cini a Bifo) e disinteressarsene.
Il clima si fa teso durante la riunione. Fino al voto finale: il licenziamento di Sansonetti passa con 28 sì e la minoranza contesta la mancanza del numero legale. Ci vogliono tre votazioni perché il direttore sia dimissionato. Ma Sansonetti a sera continua a ridersela: «La situazione è paradossale e un po’ grottesca: non hanno trovato ancora un giornalista che possa firmare il giornale e se ho capito bene mi hanno chiesto di rimanere per mandarlo intanto avanti». (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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