Al lungo elenco dei siti istituzionali messi a tappeto da Anonymous, si aggiunge ora anche quello del Mit (Massachusetts Institute of Technology).
Non si placa, negli Usa, la rappresaglia scatenata dagli hacker in seguito al decesso di Aaron Swartz, giovane promotore di progetti innovativi come Reddit, Rss1.0, Python e i Creative Commons.
Dotato di forte intuito e di grande fiuto per le novità tecnologiche, Swartz è morto suicida a soli 26 anni nel suo appartamento di Brooklyn.
Le cause del tragico gesto sarebbero state subito identificate nell’attività di hacker svolta dal giovane sul cui conto, è bene ricordarlo, pendevano accuse di violazione di oltre 4 milioni di articoli prelevati dall’archivio del sito del Mit.
Accuse che però Swartz aveva sempre rispedito al mittente.
Lo spauracchio di una possibile condanna a 30 anni di prigione ed una multa di un milione di dollari (misure giudicate eccessive dal ragazzo che si era sempre difeso dichiarando di avere solo prelevato alcuni documenti dal portale di alta tecnologia, previa regolare registrazione), avrebbero spinto il giovane a compiere l’estremo gesto.
Immediata, dal mondo della rete, è giunta la solidarietà degli hacker nei confronti del giovane promotore di Brooklyn vittima di quella che è stata definita dai cibernauti una vera e propria “persecuzione giudiziaria”.
In questo scenario non poteva mancare la reazione di Anonymous che, a modo suo, ha manifestato lo sdegno per il sistema giudiziario a stelle e strisce.
Come lo ha fatto? Semplice: mandando ko proprio il sito del Mit, quello da cui Swartz avrebbe prelevato illegalmente alcuni documenti tecnologici, con un messaggio in cui venivano spiegati i motivi del gesto: “Se il governo ha contribuito o meno al suo suicidio, l’azione della magistratura contro Swartz è stata una grottesca ingiustizia, una distorsione perversa della giustizia per cui Aaron si batteva”.
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