Che fine faranno le torri di Rai Way? Secondo l’Usigrai nemmeno l’audizione col ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha sciolto i dubbi attorno al destino delle infrastrutture. Almeno secondo la sigla sindacale a cui non sarebbero bastate le rassicurazioni pervenute dal Mise. Che ha ribadito come non avesse intenzione di cedere le torri. Che sono, ormai da anni, al centro di una vertenza irrisolta che si trascina carsicamente da anni, per spuntare periodicamente sulla scena del dibattito politico e istituzionale.
Usigrai su Rai Way teme “scherzi”. E attacca: “Le rassicurazioni del ministro Giorgetti sulla mancata volontà di fare cassa con la vendita delle torri non fugano i dubbi: il testo dice altro e i tempi non tornano. Del resto il decreto fa riferimento all’obiettivo di vendere le azioni per rafforzare la posizione patrimoniale dell’azienda. Se l’obiettivo è quello di ripianare il bilancio della Rai, governo e parlamento provvedano prima a restituire alla concessionaria del servizio pubblico la totalità dei ricavi dal canone”.
Secondo il sindacato. “Se, come dice Giorgetti, i ricavi di una eventuale vendita devono servire ad attuare gli obblighi del prossimo Contratto di Servizio, perché prevedere questa ipotesi circa 18 mesi di anticipo? Se e come vendere Rai Way – afferma Usigrai – dovrebbe dunque essere deciso solo dopo l’approvazione del prossimo Contratto di Servizio. Ma anche in questa ottica non appare comunque coerente l’ipotesi che una entrata una tantum da una vendita possa servire a realizzare un Contratto di Servizio che invece è pluriennale”. Per l’Usigrai, dunque, “restano troppe le incertezze per una operazione che punta a privare la Rai di un asset strategico di servizio pubblico”.
Il progetto illustrato dal ministro Giorgetti non è piaciuto al commissario di vigilanza Rai di Italia Viva, Michele Anzaldi, che ha chiesto di fermare tutto fino all’approvazione del prossimo contratto di servizio. Su Facebook, il deputato ha spiegato. “Alla luce delle dichiarazioni molto nette in audizione del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, la commissione di Vigilanza potrebbe valutare urgentemente di approvare un atto di indirizzo che ponga paletti chiari alla Rai, gli stessi paletti peraltro indicati dal ministro: i ricavi dall’eventuale vendita di quote di Rai Way devono essere destinati esclusivamente allo sviluppo di nuove attività di servizio pubblico e non certamente a ripianare gli ammanchi di spesa corrente”. E quindi ha aggiunto. “Ogni decisione dovrà essere il linea con il nuovo Contratto di Servizio, che dovrà avere obiettivi misurabili e verificabili, e quindi occorrerà comunque attenderne la sottoscrizione che avverrà non prima di sei mesi; l’eventuale progetto di una società unica a maggioranza e controllo pubblici per la gestione delle torri di trasmissione tv non potrebbe essere in mano alla RAI ma dovrebbe andare ad un soggetto statale terzo, a garanzia di tutti gli operatori”.
Infine Anzaldi ha concluso: “La vicenda della cessione delle quote di maggioranza di Rai Way da parte della Rai mette a rischio un patrimonio pubblico come gli impianti di trasmissione tv del servizio pubblico radiotelevisivo. Il Parlamento è già stato umiliato, con la decisione del Governo di procedere alla firma di un dpcm non soltanto senza alcun confronto, ma addirittura senza nemmeno una comunicazione ufficiale. La commissione, perciò, dovrebbe valutare tutti gli strumenti di cui è titolare, per tutelare il bene pubblico delle torri tv. Visto l’attivismo dei vertici di RAI e di RAI Way, che si muovono ignorando il Parlamento, è urgente che il Parlamento tuteli le proprie prerogative e quindi l’interesse pubblico”.
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