Lottizzazione politica, obbedienza, sono queste le logiche dirigenziali della Rai. Lo erano anche in passato, ma allora c’era competenza. L’innovazione tecnologica può dare una spinta innovatrice. Ma mancano soldi ed idee. E poi un libro da leggere per “aggiornare e correggere” le idee della Tarantola.
Sono queste le opinioni sulla Rai, e sulla tv italiana in generale, di Carlo Freccero, un addetto ai lavori “bipartisan” di lungo corso. Già direttore di Rai2, Italia1, Canale5 e attualmente a capo di Rai4, Freccero spiega le sue ragioni in un’intervista a Il Tempo.
«La lottizzazione c’è sempre stata, solo che prima contava anche la capacità. Competenza e vicinanza erano entrambe a priori». Per Freccero anche la tv commerciale (alias Mediaset), ad un certo punto, ha scelto in base all’obbedienza.
Tale scelta è stata forse dettata dal conflitto d’interessi? Non esiste conferma.
Sui possibili rimedi, Freccero sembra pessimista: «Oggi c’è una condizione sfavorevole. Mancano le risorse pubblicitarie. Con più soldi in circolazione sarebbe diverso». Infatti per Freccero si tratta di un momento potenzialmente fecondo, «come gli anni ‘80». Allora l’avvento della tv commerciale costrinse il servizio pubblico a trasformarsi, ad innovarsi e in un certo senso a migliorarsi. E poi c’è l’innovazione tecnologica “galoppante”: «C’è una grande disponibilità tecnologica che offre possibilità di personalizzare il palinsesto e cadenzarlo sugli stili di vita, sui consumi, ma non ci sono le risorse economiche».
Tuttavia qualcosa si muove. Per Freccero è interessante il successo di Real Time: «Ề un modello interessante. Sono quei manuali americani che ti aiutano a vivere e che ti dicono come vestire e cosa mangiare». E poi c’è Rai4,la “sua” rete. Freccero, da buon padre di famiglia la difende e sembra avere tutte le ragioni e i numeri per farlo. «Ho un pubblico giovanile che la Rai non ha mai frequentato perché mi sono collocato dentro lo scenario competitivo e innovativo del digitale». E gli ascolti sembrano dargli ragione: secondo l’Upa (Utenti pubblicitari associati) Rai4, nel 2012, potrebbe raccogliere 30 milioni di euro di pubblicità.
Riguardo all’informazione Freccero tira fuori tutta la sua carica critica. Per il direttore di Rai4 l’informazione è oscurata dall’obbedienza, un male molto più insidioso ed invisibile della censura: «Non si tratta solo dell’Editto Bulgaro, ma è un piano editoriale, un approfondimento, un’inchiesta». E poi è arrivata la degenerazione dell’ infotaintment al posto dell’informazione. Al tutto ciò si aggiunge il problema della competenza: «Occorre capire cosa accade. L’informazione ha bisogno di giornalisti che facciano investigazione». Per Freccero non mancano esempi positivi: La7, Report della Gabanelli, L’infedele di Lerner, Gli Intoccabili di Gianluigi Nuzzi. Salvi anche Striscia la Notizia, Le Iene e il Servizio Pubblico dell’amico Santoro.
Intanto in questi giorni Anna Maria Tarantola sta iniziando a lavorare da presidente della Rai. L’ormai ex vicedirettore di Bankitalia pare abbia già un piano di “spending review” per risanare il servizio pubblico.
Freccero teme che la Tarantola sia ancora legata ad un modello di tv orami passato. «Oggi la funzione della Rai non è più quella pedagogica e di alfabetizzare gli italiani, ma è quella di sviluppare l’intelligenza. E credo che l’intelligenza si sviluppa con certi programmi, che potrebbero essere per lei deleteri, piuttosto che con Rai Educational». Infatti il direttore di Rai4 precisa che aveva intenzione di presentare a Monti un piano editoriale finalizzato proprio in tal senso (ricordiamo che Freccero si è autocandidato proprio come presidente Rai). Ma poi «non mi ha chiamato», precisa Freccero. Tuttavia per la prescelta Tarantola, Freccero consiglia un libro: “Tutto quello che fa male ti fa bene”, un titolo ossimorico, ma carico di significati.
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