«Sgradevole» o no, come l’ha definita anche oggi Dario Franceschini, la trattativa per la nomina del presidente della Rai continua a fare rumore. La scadenza, come è noto, resta quella del 18 marzo, quando tornerà a riunirsi l’assemblea dei soci per l’indicazione del nuovo numero uno di viale Mazzini. Per adesso, non passa giorno senza che spunti fuori un candidato alla poltrona di Claudio Petruccioli. Ad entrare nel ‘toto nominè oggi è toccato al direttore del Tg1, Gianni Riotta, sul quale sono subito piovuti gli apprezzamenti del Pdl e, in particolare, di An. Ma, almeno rimanendo alle dichiarazioni ufficiali, la candidatura Riotta è sembrata tenere solo per qualche ora: «Da qualche giorno leggiamo sui giornali, e oggi sulle agenzie, nomi di possibili presidenti della Rai. È un esercizio fastidioso frutto di ricostruzioni inventate o molto spesso anche interessate», ha detto Piero Martino, portavoce del segretario del Pd cui spetta l’indicazione del nuovo presidente Rai. Eppure per il direttore del Tg1 si erano spesi molti esponenti della maggioranza: «Se la proposta dell’opposizione per la presidenza della Rai è Riotta sarà facile trovare la necessaria convergenza», ha detto il vice capogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino. Sullo stesso tono il vice presidente del Senato Domenico Nania: «Riotta sarebbe un buon nome di qualità e non una seconda scelta». E ancora il ministro Gianfranco Rotondi («magari fosse vera l’intesa sul nome di Riotta»), come anche Stefania Craxi («sarebbe l’uomo giusto»). In Transatlantico all’indicazione del direttore del Tg1, che pure nei giorni scorsi aveva fatto timido capolino nel totonomie per la presidenza, viene data però una lettura tutta interna all’azienda e riferita al ‘valzer di poltronè che si aprirà a viale Mazzini dopo la scelta nel presidente.