Il tribunale del lavoro di Roma ha rigettato il ricorso del senatore Augusto Minzolini (Pdl) per ottenere il reintegro nella posizione di direttore del Tg1. Lo ha annunciato la Rai in una nota. «Nel riservarsi ulteriori approfondimenti, appena esaminata la relativa motivazione, la Rai – si legge nella nota di Viale Mazzini – esprime soddisfazione per una sentenza che attesta inequivocabilmente la correttezza del proprio operato nella complessa ed articolata vicenda che ha riguardato l’ex direttore del Tg1».
L’ex direttore: «Decisione paradossale, farò ricorso»
Minzolini ha subito annunciato che farà ricorso mentre i suoi legali hanno sottolineato che il mancato reintegro è dovuto al fatto che Minzolini «ricopre attualmente la carica di senatore iscritto al gruppo parlamentale del Pdl e l’appartenenza a un partito non sarebbe garanzia di neutralità, ma – spiegano – questo è un aspetto contestabile dell’ordinanza ai sensi dell’articolo 11, comma 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che precisa che le uniche restrizioni riguardano esclusivamente i membri delle forze armate o delle amministrazioni dello Stato, fattispecie a nostro giudizio non applicabili alla Rai». Inoltre, l’ordinanza «riconosce che Minzolini ha agito perfettamente secondo le regole e condanna infatti la Rai a pagargli la somma di 65.547 euro, più interessi legali, cioè l’ammontare delle spese effettuate con la carta di credito aziendale che Minzolini aveva a sua volta restituito all’azienda». L’ex direttore del Tg1 ha aggiunto: «è stata riconosciuta la mia innocenza rispetto all’accusa per la quale sono stato rimosso dal Tg1, un’accusa strumentale per togliermi da quel ruolo. In secondo luogo, dire che non posso tornare al Tg1 perché nel frattempo sono stato eletto nelle liste del Pdl, dimostra ancora una volta che in questo Paese si applicano due pesi e due misure: il tribunale decise che Santoro doveva tornare al suo posto, malgrado in quel momento fosse parlamentare europeo dell’Ulivo-Ds. Si tratta dunque di una decisione paradossale».
La proposta della Rai come corrispondente a New York
Minzolini, rimosso a fine 2011 dall’incarico dopo un rinvio a giudizio per peculato, aveva chiesto di essere reintegrato alla direzione del Tg1 dopo la sua assoluzione piena, lo scorso 14 febbraio, al processo sulle spese con la carta di credito aziendale. I suoi legali avevano inviato una lettera ai vertici del servizio pubblico nella quale scrivevano che «la richiesta è conseguenza automatica del dettato della legge 97 del 2001, che la Rai aveva utilizzato per rimuovere Minzolini dalla posizione di direttore del Tg1, a seguito del suo rinvio a giudizio. La stessa legge – continuavano gli avvocati di Minzolini Federico Tedeschini e Nicola Petracca – prevede, infatti, che in caso di assoluzione i provvedimenti adottati dal datore di lavoro perdano di efficacia con diritto del dipendente al ripristino della precedente situazione lavorativa». La Rai si era detta pronta a reintegrare Minzolini nell’incarico di corrispondente da New York, ma Minzolini aveva opposto un rifiuto («Dalla direzione del Tg1 mi hanno tolto dicendo che ero ladro, io su questo non tratto: mi devono rimettere li’, in quel posto. A New York non ci vado»).
I dubbi di Giubitosi
Lo scorso maggio il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, tornando sulla vicenda di un possibile reintegro nella tv pubblica di Minzolini, eletto senatore a febbraio 2013 nelle fila del Pdl, aveva dichiarato: «Posso solo dire che, nel momento in cui diventa senatore di un partito, difficile per un direttore dare la percezione di essere super partes, francamente non ce lo vedo in un Tg».
(http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/respinto-ricorso-minzolini-reintegro-103807.shtml)