Un referendum per cambiare la Rai. E’ l’idea che frulla nella mente di Renzi. Pazienza se, in realtà, non è un vero referendum, ma una consultazione popolare. Dovrebbe servire a chiedere ai cittadini idee sulla riforma della tv pubblica: numero di reti, privatizzazione, canone, pubblicità. Niente urne, quindi. Ma un la replica del modello già proposto per la riforma della pubblica amministriazione, con la mail rivoluzione@governo.it. Il progetto, ancora nebuloso, è stato spiegato da Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni: “Sul futuro della Rai dobbiamo aprire una grande consultazione in tutto il Paese. Stiamo lavorando per trovare la formula più adatta per consentire la più ampia partecipazione”. Il tempo c’è, ma conviene affrettarsi. Il rinnovo della convenzione Stato-Rai scade a maggio 2016. E due anni non sono nulla, soprattutto alle prese con un monolite capace di resistere a diversi tentativi di riforma. La proposta Giacomelli si ispira al modello britannico della Bbc. Ma qui le indicazioni finiscono. La tv britannica è slegata dal controllo dei partiti, ha un canone più caro rispetto a quello italiano, ma pagato da (quasi) tutti. Non ha pubblicità e sta studiando la possibilità di spedire online una delle sue reti per risparmiare 100 milioni di sterline l’anno. Perché neppure la Bbc, a livello di bilanci, se la passa bene. Renzi non nasconde la volontà di riformare il canone. Ha imposto a Viale Mazzini una spending review da 150 milioni, che ha spinto Cgil, Uil e Ugl (ma non Cisl e Usigrai) allo sciopero. Ma, per ora, di concreto c’è poco. E la replica del modello rivoluzione@governo.it non è del tutto augurabile. Le mail arrivate dai cittadini sono state 39.343. Ma un quarto chiedevano: “Renzi rinnovami il contratto”. Non proprio una proposta programmatica. (Affaritaliani)
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