«Dobbiamo organizzare la Rai come se fosse Forza Italia», dice Francesco Pionati a Deborah Bergamini, «il direttore che dirige l’orchestra», il capo della Struttura Delta, l’ex segretaria di Silvio Berlusconi, mandata in Rai come vicedirettore marketing strategico. E se lei comanda, gli ideologi sono Clemente Mimun, già direttore del Tg1, oggi a capo del Tg5 di Mediaset, e l’allora notista politico del Tg1, Francesco Pionati, oggi parlamentare iscritto al gruppo Iniziativa responsabile.
Le telefonate intercettate nell’ambito dell’inchiesta sul crac della Hdc, la società del sondaggista Luigi Crespi, rivelano come funzionava la Struttura Delta, l’organizzazione che nel disegno di Silvio Berlusconi e dei suoi uomini doveva controllare l’informazione in Rai.
Nel 2005 a guidarla c’erano, oltre che la Bergamini e Mimun, Alessio Gorla, consigliere Rai, Gianfranco Comanducci, a capo del personale, e Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai Uno. Ma la teorizzazione di come si doveva agire prima e dopo la sconfitta delle elezioni Regionali del 2005 esce dalle parole di Pionati e soprattutto di Mimun, «un discorso di filosofia – sentenzia l’ex direttore del Tg1 – che passa attraverso le reti che abbiamo già individuato mille volte: l’informazione deve essere un presidio antiguai con qualche uscita laddove è necessaria nelle vigilie particolari».
Pionati sa che la Bergamini è «il capo del gruppo Rai» e la consiglia: «Tu fatti capo di una squadra che comunque si ripropone al presidente. La ripresa politica sua passa per un riassetto complessivo, cioè lui deve potenziare le strutture che lo sostengono».
La Struttura Delta deve essere messa in condizione di agire, Berlusconi «deve dargli un senso», specifica la Bergamini. «Per vincere – aggiunge Pionati – deve rimettere in posizione tutti i pezzi di batteria. Io gliel’ho detto molto chiaramente, ma devi fare tu questo discorso a nome nostro e dire riprogrammiamo l’azienda nei punti dove tu dovrai fare leva per recuperare. Faccia un elenco di persone, poi li posiziona come gli pare nel suo interesse».
L’organizzazione diventa fondamentale di fronte a una probabile rottura delle righe causata dal ribaltone elettorale. Secondo Mimun, c’è già la coda di giornalisti da Marco Follini (Udc) per accreditarsi in Rai. «Che Giorgino ci fosse andato ero sicuro, tant’è che il fratello era stata candidato per l’Udc ad Andria. Lui fa quello che gli fa schifo Mimun, Berlusconi. Bisogna dedicare il tempo che resta a impiccare i traditori e vedere cosa si può fare. Dovevamo farlo prima delle Regionali».
Pionati chiede alla Bergamini un cambio di marcia. «A me interessa che ci sia una forma di organizzazione del gruppo e una forma di incentivazione per noi, che ci permetta di lavorare. Lo stile Bonaiuti, da bonaccione, non paga più». «Siamo troppo pochi – aggiunge il notista – insieme possiamo fare un gruppo. Tanto per essere chiari, come ha fatto con Forza Italia il presidente dovrebbe fare con la Rai. Ragazzi, quanti siamo qua, dieci? Ci vediamo una sera e ci organizziamo». Bergamini: «Ci piacerebbe moltissimo fare questo». E la Bergamini sa da dove bisogna partire, dal direttore generale, come confida in una telefonata a Gorla: «Ci vuole qualcuno di estremamente solido e non scendere a compromessi su quella figura, pensando a cose di facciata, in quota a questo o a quello, per non mettere noi che facciamo il lavoro più duro in difficoltà». (Repubblica.it)