“Non ho mai militato in partiti, sarò garante del pluralismo”. Lo afferma Marcello Foa, nel corso dell’audizione in commissione Vigilanza. Il voto finale è atteso in serata. Ma già fioccano le polemiche.
Contro la candidatura di Foa, durante la seduta della commissione, si sono espressi frontalmente deputati e senatori delle forze d’opposizione di sinistra, in particolare Pd e Liberi e Uguali. Tra gli interventi più duri quelli del capogruppo di Leu a Montecitorio Federico Fornaro e del senatore democratico Davide Faraone. “Foa – è intervenuto il parlamentare siciliano – lei non può dirigere la Rai perché ha dimostrato di non essere imparziale. In tutte le sedi faremo valere la legge che lei ha dimostrato di non saper rispettare”. “Lei – ha continuato Faraone – ha omesso il fatto di aver spacciato come vere delle bufale. Lei ha diffuso un articolo contro il nepotismo: suo figlio lavora per Salvini, questo è un altro fatto per cui lei non può fare il presidente della Rai”.
Nella sua relazione in commissione di Vigilanza, in cui ha ripercorso tutta la sua carriera professionale, Marcello Foa si è definito “un liberale di cultura antica, della scuola di Montanelli. Ritengo molto importante difendere la qualità dell’informazione”. A questo proposito ha citato “il caso di Ferruccio de Bortoli: quando lasciò il Corriere della Sera, in circostanze non facili, con la clausola che gli impediva di collaborare con altre testate italiane per un anno, non esitai a offrirgli una collaborazione con il Corriere del Ticino”.
Decisivo il contributo di Forza Italia per il quorum: uno scoglio sul quale la nomina di Foa si infranse il 1 agosto, ma che stavolta appare superato dal patto Salvini-Berlusconi di dieci giorni fa, che dovrebbe reggere a San Macuto. Ultimo passaggio sarà il cda, che si riunirà giovedì o venerdì per la ratifica di Foa: la decisione sarà presa domani mattina.
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