Rai e Mediaset governano ancora quasi l’80% del mercato pubblicitario televisivo grazie alla moltiplicazione delle reti digitali tematiche. Eppure Rai1, Rai2, Canale 5, Italia1 e Rete4 perdono costantemente ascolti; la peggiore è Rai1 con uno share che cala del 3,76%, solo Rai3 migliora. I programmi non piacciono e la gente cerca altrove, la “libertà del telecomando” si fa sentire. Non ci si accontenta di ciò che viene offerto, ma si cerca ciò che piace e se non si trova in tv ci si rifugia sulla rete.
Il problema di fondo non sembra essere il medium, ma i contenuti. Molti addetti ai lavori credono che non è in crisi la tv generalista ma il prodotto della Tv generalista, i dati di alcune fiction di ottima qualità parlano chiaro: «il telespettatore corre davanti alla Tv al richiamo della qualità», sottolineano i vertici Rai.
Intanto il digitale e la pay tv recuperano terreno passando dal 18,70% di share al 21,22%: questo vuol dire che gli abbonati di Sky aumentano e che la gente cerca la buona televisione altrove. Tra gli “approdi” preferiti c’è la La7 che, seppur generalista, è in costante crescita. «La verità è che sino ad oggi lo spettatore si è bevuto di tutto, ora bisognerà guardare al lavoro delle major americane: insomma, il tempo di prodotti fatti a due lire e venduti a migliaia di euro è proprio finito», afferma un produttore di successo in un’intervista su La Stampa.
Il calo di ascolti si traduce inevitabilmente nel caso della raccolta pubblicitaria, sempre più indispensabile, non solo per la tv commerciale, ma anche per la Rai, soprattutto in questo delicato momento storico, in cui l’azienda del Tesoro è in piena tempesta economica e gestionale; ormai per Viale Mazzini il solo canone non basta più. Le iniziative estemporanee lasciano il tempo che trovano, il buon Fiorello non può sanare una crisi così lunga e profonda e pesano sempre di più le discusse eliminazioni “masochistiche” di programmi di successo e prestigio.
Come reagiscono Rai e Mediaset? Quest’ultima, conscia del declino generalista, sembra non arrendersi e investe nella direzione opposta con l’inaugurazione di una nuova rete: Tgcom24 una rete tematica multimediale che offre informazione 24 ore su 24. La Rai, troppo orgogliosa per richiamare a sé Santoro, studia il format del teletribuno. Lo spiega Carlo Tecce su ‘Il Fatto Quotidiano’: pare che la direzione generale abbia commissionato uno studio su Servizio pubblico per “schedare” i telespettatori. Un’iniziativa quanto meno un po’ contorta.
Egidio Negri
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