Rai Click, Rai Sat, Rai Trade incorporate nella holding madre. Rai Corporation venduta all’asta. Audiradio sparita per litigi sulle rilevazioni. Il tutto è successo in meno di 3 anni. Cerchiamo di capire come è “fatta” la Rai, di quali società è ed era composta. Iniziamo da una breve introduzione.
La Rai è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo. Ha un capitale sociale di 242, 5 miliardi di euro. È posseduta quasi esclusivamente dal Ministero del Tesoro che ne detiene 241,5 miliardi. Il rimanente è della Siae. L’attività prevalente (ma non esclusiva) è la produzione, la programmazione e la trasmissione radiotelevisiva. Sia l’attività che il sistema di governance sono regolati dagli articoli 20 e 21 della legge 112 del 2004 (meglio conosciuta come legge Gasparri), nonché dall’articolo 49 del Testo Unico sulla radiotv del 2005. In Base a quest’ultimo la Rai deve stipulare un contratto di servizio nazionale di durata triennale con il Ministero delle Comunicazioni. Tale accordo precisa i diritti e i doveri della concessionaria nei confronti della collettività. La Rai è un’azienda ibrida, metà pubblica e metà privata. Insomma è una Spa nonostante sia di proprietà del Tesoro. Pur percependo un canone annuale, pagato dai contribuenti sotto forma di imposta sul servizio radiotelevisivo, la Rai è anche un’azienda “commerciale”. In altre parole ha bisogno della pubblicità per “sopravvivere”. Dunque subisce inevitabilmente la concorrenza delle altre emittenti. La Rai è gestita da un Consiglio di amministrazione di 9 membri e un direttore generale. I dirigenti sono nominati dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza (praticamente dai partiti) e dal Ministero del Tesoro. Quest’ultimo nomina direttamente un consigliere e designa il presidente e il direttore generale. Tuttavia il presidente per insediarsi ha bisogno del parere favorevole dei due terzi della Vigilanza. E il direttore generale della fiducia del Consiglio. Il suddetto sistema di governance, accusato di favorire una lottizzazione partitica del servizio pubblico, è dettato dalla legge Gasparri. Ritornando alla azienda in sé, la Rai ha ben 14 canali tv e 5 radio. Nonostante le sue endemiche pecche, è la maggior industria culturale del Paese e una delle aziende di comunicazioni più grandi d’Europa. Dai dati del bilancio del 2010 si evince che la tv di Stato ha un fatturato che sfiora i 3 miliardi di euro e più di 11 mila dipendenti. Oggi la situazione finanziaria è cambiata, ma in ogni caso, si tratta di una azienda di notevoli dimensioni. Qualche detrattore l’ha anche definita mastodontica e elefantiaca.
La Rai, allo stato attuale controlla 6 grosse società per azioni di cui ne detiene il 100%. Si tratta della Sipra, concessionaria del servizio pubblico per la raccolta pubblicitaria; Rai Net, società che realizza i siti web del gruppo Rai; Rai Way che possiede la torri di trasmissione e gestisce il segnale di diffusione; Rai World, conosciuta anche come Rai International, che veicola i canali della capogruppo nel mondo e che rischia la chiusura a causa dei tagli del “piano salva Rai”; Infine c’è Rai Cinema, società di produzione cinematografica che acquisisce anche i diritti per opere “esterne” qualora dovessero servire. Rai Cinema, a sua volta, possiede la 01 Distribution, società di distribuzione e di produzione di film.
La Rai ha anche dei rapporti con le società collegate: Tivù Srl, San Marino Rtv, Auditel ed Euronews. Riguardo a Tivù Srl, l’azienda che fornisce 2 piattaforme televisive commerciali gratuite (Tivù per il digitale, Tivù Sat per il satellite), la Rai ne possiede il 48%. È interessante notare un altro 48% di Tivù Srl appartiene alla concorrente Rti, società del gruppo Mediaset (l’altro 12% è diviso tra Telecom Italia Media, Frt e Aeranti Corallo).
Insomma il servizio pubblico gode di un vasto apparato societario. Tuttavia qualche anno fa le partecipazioni erano ancora maggiori. Appartenevano alla società madre Rai Click, Rai Sat, Rai Trade e Audiradio. Cerchiamo di capire a che servivano tale società e che fine hanno fatto.
Rai Click si occupava di trasmissioni video on demand sulla piattaforma tv di Fastweb. Infatti si trattava di una società mista tra Rai e Fastweb, quest’ultima presente tramite e-Biscom. In seguito la Rai ha rilevato la quota di e-Biscom e ha internalizzato la società. Quindi è stato creato un sito con video visibili gratuitamente da qualsiasi utente, anche non abbonato a Fastweb. Dal gennaio del 2009 Rai Click è stata sostituita dal servizio Rai on.
RaiSat, invece, produceva canali per la tv satellitare, all’inizio a pagamento, poi diventati gratuiti. Nel 2009, a seguito del mancato rinnovo del contratto con Sky (piattaforma per la quale produceva in esclusiva i suoi canali) la Rai ha assorbito RaiSat al suo interno, rilevando le azioni dell’altro socio, la Rcs MediaGroup (che ne deteneva il 5% pari a 3 milioni di euro). Tale evento è avvenuto quasi in concomitanza alla creazione di Tivù Sat, la quale ha fatto “le veci “ di Sky. A quell’epoca, nel maggio del 2010, il dg Rai era Mauro Masi. Non mancarono polemiche circa la decisione di rompere l’accordo con Sky che, secondo alcuni addetti ai lavori, pare abbia fatto perdere numerosi milioni di euro alla Rai.
Passiamo a Rai Trade. Questa è stata la società che promuoveva le proprietà intellettuali del gruppo Rai e ne commercializzava i diritti. Tra gli scopi dell’azienda c’era quello di diffondere il Made in Italy nei vari settori dell’audiovisivo. L’azienda era anche un’etichetta discografica. Nell’estate del 2010 viene approvata la proposta di internalizzazione della società Rai Trade nella capogruppo Rai. Il 23 febbraio 2011 viene firmato l’Atto di fusione per l’incorporazione di Rai Trade nella capogruppo.
Rai Corporation, invece è stata venduta all’asta. Nell’Autunno del 2011, in un piano di riduzione dei costi per raggiungere il pareggio di bilancio, il Cda ha stabilito la chiusura della società, dopo ben 52 anni di attività. Il 1 Gennaio 2012 sono state consegnate le lettere di licenziamento ai dipendenti. Il 12 aprile 2012 è stato l’ultimo giorno di lavoro per i dipendenti. Dopo la chiusura tutti i beni della società sano stati messi all’asta on line (dalle apparecchiature di ripresa, agli strumenti satellitari, alle scrivanie). La vendita è avvenuta ai primi giorni di maggio. Dunque la Rai ha perso una società che produceva, distribuiva e commercializzava programmi radiofonici e televisivi del proprio gruppo negli Usa. In seguito a tale vendita ben 38 dipendenti sono stati licenziati da un giorno all’altro. Non sono mancate proteste e manifestazioni di dissenso per questa decisione.
Passiamo ora all’ultima “perdita”: Audiradio, una società che si occupava delle indagini sull’ascolto radiofonico. Insomma un Auditel per la radio. La Rai ne partecipava per il 30% (anche tramite la sua controllata Sipra) possedendo 5 stazioni delle 300 rilevate. Circa un anno fa, l’assemblea dei soci di Audiradio, a causa di dissidi interni sui metodi di rilevazione, non ha approvato il bilancio del 2010. La società è stata messa in liquidazione.
Dunque negli ultimi 3 anni la Rai è cambiata molto dal punta di vista societario. In meglio?
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