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Rai contro YouTube: dal 1 giugno via i video

L’annuncio è di quelli potenzialmente epocali. Il primo giugno scade infatti il contratto fra Rai e YouTube. E il direttore generale Luigi Gubitosi potrebbe decidere di revocarlo. Chiedendo la cancellazione dei 50 mila video ad alta definizione fin qui pubblicati. Anche se sul sito web della Rai i filmati ottengono da otto a 12 milioni di visualizzazioni al mese. Mentre i materiali presi dalla tv di Stato e pubblicati su YouTube arrivano a 60, fino a 90 milioni di click. Ecco quindi che conseguenze avrà l’addio se sarà confermato. Firmato nel 2008, l’accordo sanciva l’impegno della tv di Stato a caricare sulla più grossa piattaforma mondiale di video fino a settemila filmati all’anno, prelevati direttamente dalle trasmissioni made in Rai. Gli introiti della pubblicità raccolta da Google e poi girata a viale Mazzini, però, non supererebbero i 700 mila euro ogni 12 mesi. Troppo poco, deve essersi detto Gubitosi, per i 32 canali, il miliardo e 34 milioni di visualizzazioni e il milione e 545 mila di sottoscrittori che vanta la presenza Rai sulla piattaforma gestita di Mountain View. E così ora è in campo l’addio. I segnali di un raffreddamento erano arrivati già nel settembre scorso. Quando il direttore generale aveva espresso l’intenzione di «ridiscutere l’accordo con Google». «Non vedo vantaggi per noi da quell’intesa» aveva detto a Prima Comunicazione . Una trattativa “migliorativa” sarebbe in corso. Ma diverse fonti confermano la certezza che non andrà in porto. Con tre possibili scenari: il primo è che la Rai lasci su YouTube quei 50 mila video ma non ne carichi altri. Di fatto congelando a poco a poco la propria presenza. Il secondo è che chieda la cancellazione definitiva di quei filmati. Il terzo è che l’offensiva si estenda anche a tutti gli altri contenuti Rai caricati dagli utenti sulla piattaforma: una vera e propria battaglia che riguarda decine di migliaia di video. La posta in gioco sono innanzitutto i soldi: secondo gli analisti Rai gli introiti pubblicitari, se gestiti direttamente da Rai Pubblicità sui siti web del gruppo, porterebbero almeno il doppio di quanto Google non passi oggi a viale Mazzini. E infatti un avversario puramente commerciale come Mediaset, su YouTube, i suoi contenuti non ce li ha mai messi. Ma la Rai non è una televisione come le altre. È un servizio pubblico, e questo complica le cose. Innanzitutto perché la trattativa dovrebbe forse (legittimamente, essendo lo Stato azionista della Rai) essere gestita in modo più trasparente. E in secondo luogo per le conseguenze che questa scissione potrebbe avere per il pubblico. «Dovrebbe essere la missione della Rai riuscire ad arrivare ovunque. Ad ampliare la propria diffusione», commenta Edoardo Fleischner, saggista e docente di Nuovi Media alla Statale di Milano: «Una chiusura non solo non è vantaggiosa commercialmente, ma significherebbe allontanarsi dalla più grande, vivace, internazionale e giovane piazza virtuale della Rete». Per Fleischner ci sarebbe un’uscita positiva: «E sarebbe solo nel caso in cui la Rai stia pensando di andarsene perché si senta abbastanza forte per proporre una reale alternativa a YouTube. Ma alternativa significa offrire agli italiani e al mondo una piattaforma altrettanto interattiva, altrettanto “social”, ancora più multimediale (e la Rai, con tutti i suoi contenuti radio, video e testuali, lo potrebbe fare), ma di proprietà pubblica». In questo caso, dice l’autore: «Sarebbe una soluzione formidabile». Altrimenti il rischio è «Perdere totalmente un pubblico sterminato, giovane e internazionale. Che come “asset” vale più del mancato introito pubblicitario». La questione è aperta: è giusto che i contenuti vengano tolti per permettere a chi li produce (in questo caso Rai), di ricevere gli introiti della pubblicità, mantenendo il controllo della loro diffusione? Oppure in quanto televisione pubblica la Rai dovrebbe andare oltre il fatturato e garantire la massima disponibilità e apertura dei propri contenuti? La soluzione di Gubitosi è attesa a breve, con il corredo di battaglie interne che inequivocabilmente questa scelta starà rappresentando nel gruppo. E secondo quanto riferiscono altre indiscrezioni stampa, viale Mazzini starebbe già trattando con Microsoft per fornire spezzoni di programmi. Gestendo lei, però, la pubblicità.

fonte: L’espresso

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