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RAI COME UNA BANCA. MONTI: SERVE GESTIONE SOLIDA

Nomine a sorpresa, ma fino ad un certo punto. Monti, da buon economista ha trattato la Rai come una Banca. Anna Maria Tarantola presidente, Luigi Gubitosi dg e Marco Pinto consigliere del Tesoro.
Le reazioni degli addetti ai lavori tradiscono una certa perplessità. «Ề pazzesco. Sono stralunato. Ha scelto due alieni che secondo me vedono poco la tv. Leggeranno solo giornali economici. Monti ha confuso la Rai con una banca. È come nominare un romanziere presidente di un istituto di fisica nucleare», ha dichiarato Carlo Freccero, direttore di Rai4, su Radio24. «Zero fantasia e nessuna regola nuova. Mi pare che Monti abbia una banca al posto del cervello», ha fatto eco Santoro.
Anche Carlo Verna, il segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, esterna una preoccupazione per la «mancanza di conoscenza specifica dei nominati» e per non aver modificato «l’orrida legge Gasparri». Inoltre, secondo Verna, «ancora una volta si è voluto che nessuno fosse profeta in patria, nonostante l’esistenza in Rai di persone in grado di guidare l’azienda, naturalmente se liberata da lacci e lacciuoli e messa in condizione di esprimere autonomia industriale ed editoriale».
Il Pd e il Pdl sembrano mostrare una certa accondiscendenza alle scelte di Monti, pur non priva di riserve. Per Giorgio Merlo, del Pd, vicepresidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai «bene ha fatto Monti a lanciare finalmente un segnale per dare stabilità e prospettiva al servizio pubblico. Al contempo, però speriamo che i nomi indicati, al di là del curriculum e del prestigio personale, non siano del tutto digiuni di tv, di informazione, di programmi, di palinsesti e di tutto quello che interessa direttamente il servizio pubblico radiotelevisivo. Già nel passato abbiamo sperimentato questa anomalia».
Secondo Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in Vigilanza, il fatto che siano stati fatti nomi legati al mondo economico finanziario «è un bene perché è noto che la Rai abbia problemi di natura finanziaria».
Sulla stessa lunghezza d’onda Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza. «Non si discute il valore delle scelte, ma bisogna sperare che siano adattabili anche ad una realtà molto diversa da Bankitalia».
Per l’Udc le scelte del premier costituiscono l’optimum. «Ottime scelte, di assoluta terzietà e riconosciuta competenza. C’era bisogno di aria nuova in Rai, di una guida che possa far uscire l’azienda dalle difficoltà», ha dichiarato il centrista, Lorenzo Cesa.
Invece, l’Idv non si smentisce e continua la sua opposizione al governo. «Ma è mai possibile che non si riesca a fare una nomina selezionata dal basso, dal popolo degli utenti, dai cittadini, dai veri fruitori del servizio pubblico? Che c’entrano i poteri forti, il mondo delle banche con l’informazione?».
Da parte sua, Monti ha affermato che le sue nomine sono state motivate dalla neutralità, dall’indipendenza e dalla «solidità di gestione» che i futuri manager sono in grado di dare all’azienda.
Inoltre il premier ha annunciato che il presidente il dg avranno più poteri. «Al presidente quello di approvare, su proposta del dg, gli atti e contratti aziendali che anche per effetti di una durata pluriennale superino i due milioni 582mila e 284 euro fino a dieci milioni, e di nominare, previa richiesta del dg, i dirigenti di primo e secondo livello non editoriali e di determinarne, sempre su proposta del dg, la collocazione aziendale».
C’è da precisare che sia il presidente che il dg dovranno avere il consenso, rispettivamente, dei due terzi della Commissione parlamentare di Vigilanza e del cda. A questo punto dovrebbe essere solo una formalità, ma non si sa mai.
L’unico nome già certo è il rappresentante del Tesoro. Ieri sembrava che dovesse essere Andrea Motanino, dirigente generale al Dipartimento del Tesoro, nonché consigliere d amministrazione di Sogei Spa e di F2i.
E invece Monti ha virato su Marco Pinto. Cambia il nome, ma non la sostanza. Pinto è, dal 2004, professore ordinario della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, presso la quale ha diretto, sino al 2006, il Dipartimento di scienze economiche. Dal 1994 ad oggi ha ricoperto, presso vari Ministeri, l’incarico di consigliere giuridico, di capo dell’ufficio legislativo e vice capo di gabinetto, nonché l’incarico di capo di gabinetto del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri. Ha svolto docenze in corsi e seminari organizzati dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione, dalla Scuola centrale tributaria E. Vanoni, dalla Scuola centrale del Ministero dell’interno e da altre istituzioni private. Ha presieduto commissioni di studio, nonché commissioni esaminatrici di pubblici concorsi. È stato relatore in convegni di studio in materia tributaria ed in diritto amministrativo. Tra il 2005 ed il 2008 è stato consigliere di amministrazione dell’ENI. È componente della Commissione tributaria centrale ed è stato nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.
In conclusione possiamo dire che la Rai ha grossi guai finanziari. Dunque dei dirigenti con una solida preparazione economica non guastano. Tuttavia bisognerebbe riflettere sulle cause del dissesto economico dell’azienda. Non derivano forse da una programmazione (intesa in senso lato) inadeguata rispetto agli obblighi del servizio pubblico. Perché il tv il ragionamento base è semplice: programmi scadenti = pochi ascolti = poca pubblicità = pochi soldi in cassa = pochi investimenti = di nuovo programmi scadenti…

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