Presentato questa mattina dal capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, membro della Commissione di Vigilanza Rai, il sito internet www.raiwatch.it, un nuovo strumento interattivo, aperto a tutti i cittadini, per il monitoraggio e la valutazione dei programmi e dei telegiornali della Rai, in termini di pluralismo. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato anche il vicepresidente della Commissione di Vigilanza, Giorgio Lainati, il capogruppo del Pdl in Commissione, Luca D’Alessandro e il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, anch’egli membro della Commissione di Vigilanza Rai.
“RaiWatch – è stato spiegato – sarà uno strumento di democrazia e di cultura senza padroni. RaiWatch nasce per valorizzare e organizzare gli occhi e l’intelligenza del telespettatore comune eppure unico. Per dare forza ed efficacia alla cittadinanza attiva per un’autentica democrazia dal basso. La presunzione di questo sito è quella di servire il servizio pubblico in modo costante e limpido. Innanzitutto appunto con RaiWatch.it, ma avendo l’ambizione di allargare il raggio di osservazione e di critica dalla Rai all’universo dei media italiani, in primis radiotelevisivi, consapevoli che da lì passa anzitutto la dialettica tra potere e democrazia: da RaiWatch verso MediaWatch”.
Brunetta ha fatto sapere “che attraverso lo studio dei dati forniti dalla medesima Rai e dall’Osservatorio di Pavia è stato possibile accertare che l’editore reale non è quello giuridico, non sono i cittadini, come dimostrano i contenuti delle principali trasmissioni caratterizzati da squilibrio e mancanza di pluralismo. C’è infatti un enorme sbilanciamento a favore dei partiti di sinistra, in particolare del Partito democratico, editore effettivo, e delle correnti culturali di impronta radical chic”. “Da qui – si spiega – sono nate puntuali interrogazioni parlamentari e sette esposti all’AgCom in cui si denunciano queste anomalie, trascinatesi nel tempo con l’acquiescenza dei critici televisivi più a la page. La direzione generale della Rai ha risposto, tramite funzionari di seconda fila, in modo risibile. L’AgCom nelle quattro delibere finora pronunziate in tre casi ha dato ragione alle nostre rimostranze (“Che tempo che fa” di Fabio Fazio, “In mezz’ora” di Lucia Annunziata, “Tg3”), sul quarto esposto (“Ballarò” di Giovanni Floris) ha negato violazioni, ciò per cui è in via di presentazione un ricorso al Tar. Nel corso di questo lavoro è apparsa evidente la carenza di un luogo dove i proprietari espropriati della Rai, i cittadini-telespettatori, lo siano effettivamente, informati dei loro diritti e di come esercitarli. Avendo a disposizione un libero quaderno di segnalazioni e di giudizi motivati sulla qualità di programmi e notiziari di ogni genere e formato”.
Renato Brunetta ha poi ricordato che lo strumento messo a punto intende monitorare solamente i servizi Rai e non quelli delle altre emittenti perché “la Rai appartiene ai cittadini italiani attraverso il Tesoro e ha sottoscritto con gli italiani, che perciò pagano il canone, un contratto per cui è tenuta a rispettare la sua natura di servizio pubblico, sottoposta alla vigilanza del Parlamento e al potere di sanzione dell’Autorità per la garanzia delle comunicazioni”.