Dubbi sulle risorse da mettere in campo per la proposta di legge sull’editoria. A sollevarli è la ragioneria dello Stato (Rgs), scendo cui la relazione tecnica sul testo di legge, nella sua attuale formulazione, non può essere verificata positivamente.
La Rgs ha delle perplessità sulla fattibilità dell’istituzione di un fondo alimentato annualmente. Per questo motivo chiede che dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, oggetto di discussione in queste settimane alla Camera, venga eliminata questa previsione. In secondo luogo, spiega ancora la ragioneria dello Stato, il Fondo non dovrebbe essere istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri, ma al ministero dell’Economia.
Sul fronte del reperimento delle risorse da destinare al Fondo, la Rgs si esprime sulle questioni Rai e Agcom: dalle, eventuali, maggiori entrate del canone Rai potranno essere presi al massimo 100 milioni all’anno (la ragioneria chiede che venga specificato il periodo di applicazione di questo prelievo, cioè 2016-18); per quanto riguarda l’Agcom, la Rgs chiede invece di cancellare la norma in base a cui verrebbero destinate al Fondo le somme delle sanzioni dell’Autorità per la violazione degli obblighi in materia di programmazione, pubblicità e contenuti radiotelevisivi.
Le somme del contributo di solidarietà (che ammontano allo 0,1% del reddito complessivo delle imprese soggette all’imposta sul reddito delle società) dovrebbero essere versate all’entrata del bilancio dello Stato per poi essere destinate al Fondo, sottolinea ancora la ragioneria che poi chiede modifiche anche sulla ripartizione.
Ora il testo di legge prevede che il Fondo venga “annualmente ripartito tra la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dello Sviluppo economico, per gli interventi di rispettiva competenza, sulla base dei criteri stabiliti con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con i ministri dello Sviluppo economico e dell’Economia e delle finanze”, sentite le commissioni parlamentari competenti.
La pdl stabilisce che le risorse del Fondo vengano “ripartite al 50% tra le due amministrazioni e i criteri di ripartizione tengono conto delle proporzioni esistenti tra le risorse destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica e quelle destinate all’emittenza radiofonica e televisiva a livello locale”. Invece la Rgs chiede che il Fondo sia ripartito sulla base di criteri stabiliti con un Dpcm, di concerto con Mise e Mef, sentite le commissioni parlamentari. Le somme non impegnate in ciascun esercizio potranno essere sfruttate in quello successivo. Inoltre, la Rgs chiede di prevedere che, con propri decreti, il Mef possa apportare le occorrenti variazioni di bilancio negli stati di previsione interessati, anche in conto residui.
Per il ricorso al prepensionamento dei giornalisti, la ragioneria chiede di prevedere sia un incremento dei requisiti che la ridefinizione dei criteri. Nella relazione si chiede che la delega al governo per rendere l’accesso ai prepensionamenti per i giornalisti progressivamente conforme alla normativa generale del sistema pensionistico preveda “l’incremento dei requisiti e la ridefinizione dei criteri” e non, come ora, “la ridefinizione della disciplina dei requisiti e dei criteri”.
E allora, cosa succederà adesso alla proposta di legge per la riforma dell’editoria? Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, intervenendo alla presentazione del francobollo storico per i 125 anni dell’ospedale ‘Meyer’ di Firenze, afferma che “martedì siamo in aula e quindi verrà votato il disegno di legge a firma Coscia che ritengo un ottimo punto di partenza per provare a dare una mano finalmente al mondo dell’editoria”.
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