Si è conclusa la terza edizione del RadioTv Forum, l’evento annuale di Aeranti-Corallo dedicato al mondo dell’emittenza radiofonica e televisiva.
Nell’ultima giornata ci è stata la premiazione delle imprese radiofoniche e televisive locali che si sono distinte nell’informazione locale.
Al centro delle due giornate soprattutto il digitale terrestre, visto che è iniziato il processo che porterà alla spegnimento definitivo della Tv analogica entro il 2012.
Anche se recentemente, sia il governo che l’Autorità per le Comunicazioni hanno fatto sapere di puntare ad anticipare lo switch-off.
Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, che ha aperto i lavori di ieri, ha annunciato che “…Entro il 9 settembre presenteremo un piano per la completa digitalizzazione del territorio nazionale come previsto dalla legge recentemente approvata dal Parlamento. In quel documento saranno definite le aree e la tempistica dei vari ‘step’ che porteranno al passaggio dall’analogico al digitale. Credo che dopo aver fatto questo lavoro si potrà decidere una data per lo switch-off che sia prima del 2012. In questo momento rischiamo di essere gli ultimi in Europa, posizionandoci alla fine della ‘forchetta’ temporale indicata dalla Ue”.
Un modo per definire date e luoghi, ma anche per individuare gli organismi che dovranno gestire tale complessa fase di transizione, per determinare le risorse finanziarie che da qui ai prossimi anni lo Stato dovrà impiegare per accompagnare tale processo e soprattutto per cercare di accelerare i tempi.
L’ipotesi potrebbe essere quella di “tagliare” due anni fissando il termine alla fine del 2010. Romani avvalora questa tesi, sottolineando che la Spagna ha fissato questa data per il suo switch-off e quindi “…se non vogliamo perdere anche su questo fronte, dopo averlo fatto calcisticamente, dobbiamo fare meglio di loro”. Anche per il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, “…il 2012 è una data troppo lontana. Se il 2006 era una data illusoria per lo switch-off e il 2008 era ancora troppo ravvicinato, il 2012 è troppo lontano. Stabilire una nuova data, comunque, spetta al governo”.
Per Calabrò, si potrà comunque fare “…una valutazione congrua quando buona parte del territorio sarà digitalizzata”. E’ certo che “…il sistema Sardegna à quello giusto e va applicato a tutta l’Italia. Una digitalizzazione per aree regionali che permetta un passaggio alla nuova tecnologia senza traumi”.
Anche per Romani il “modello” Sardegna è stato “…un esperimento assolutamente positivo, anche se dobbiamo attendere il 31 ottobre” data dello spegnimento dell’analogico in tutta l’Isola. Subito dopo toccherà alla Valle D’Aosta, poi alle province di Torino e Cuneo, al Trentino e all’Alto Adige, a cui in autunno si potrebbe aggiungere l’area urbana di Roma.
Romani ha annunciato che il passaggio successivo dovrebbe riguardare poi “… la grande Lombardia , quella macro-area – ha spiegato il sottosegretario – che va da Alessandria a Verona e che coinvolge 12 milioni di italiani”. Una volta digitalizzata un’area così vasta il resto d’Italia dovrebbe seguire senza problemi, permettendo quindi un’accelerazione dello switch-off rispetto ai tempi finora definiti.
La strada indicata dal sottosegretario è comunque quella seguita in Sardegna: “…un’intesa condivisa sulla ripartizione delle frequenze digitali raggiunta al tavolo con gli operatori con la mediazione dell’Autorità”.
Il sottosegretario non usa mezze parole nei confronti dell’Unione Europea che ha messo sotto accusa l’Italia per le norme della Legge Gasparri, e che ora ha chiesto ulteriori delucidazioni al nostro governo con un questionario di 20 domande a cui lo stesso sottosegretario ha risposto nei giorni scorsi.
“…L’Italia non può accettare che dalla Commissione Ue arrivi una richiesta che pretende un dividendo sulla Tv analogica nel momento in cui stiamo passando al digitale. Questo vuol dire che non sa quello che stiamo facendo sul fronte del passaggio al digitale che procurerà, invece, un dividendo digitale. Evidentemente questo accade perché il governo precedente lo ha spiegato male”.
Aggiungendo, “Il governo italiano deve essere pronto a difendere i propri interessi nei confronti dell’Europa, anche a costo di un contrasto forte. E’ difficile parlare con Bruxelles e difendere un modello virtuoso, che permetterà l’ingresso di nuovi operatori, quando nelle sedi europee si pensa sempre che in Italia si facciano le cose senza criterio. Ma questa è colpa della politica italiana e dei governi che si succedono senza dare una continuità alla posizione del nostro paese”.
La Commissione Ue potrebbe decidere se deferire, o meno, l’Italia alla Corte di Giustizia di Lussemburgo venerdì prossimo 4 luglio, quale terzo atto del procedimento avviato nel 2006.
“…Non accetto dall’Europa una richiesta di questo tipo, non posso essere d’accordo. Altrimenti – ha sottolineato il sottosegretario – facciamo la fine dell’Alitalia, che si trova nella situazione che tutti conosciamo perché controlla solo il 45% del mercato interno, mentre in Francia e in Inghilterra le compagnie di bandiera, infischiandosene delle indicazioni dell’Europa, hanno mantenuto il controllo sull’80% del mercato interno”.