L’altro aspetto che preoccupa parecchio le tv locali e’ il nuovo schema sui contributi per l’utilizzo delle frequenze che AgCom – dopo una consultazione pubblica – si accingerebbe a varare entro l’estate. Il vecchio sistema imponeva ai braodcaster di versare l’uno per cento del fatturato. In futuro, invece, il canone ricadrebbe sulle societa’ che gestiscono le torri di trasmissione (Elettronica Industriale e RaiWay in primis) e sara’ pagato in base alla quantita’ (e alla qualita’) delle frequenze. Per Mediaset e Rai, che passerebbero da circa 20 milioni a otto nel giro di quattro anni, sarebbe una bella boccata d’ossigeno. Ma per le locali “i criteri previsti generano importi assolutamente insostenibili”. Per loro fortuna sulla delibera pesano le astensioni del presidente Angelo Cardani e del commissario Antonio Nicita. Sul caso delle interferenze con l’estero, Rossignoli ha chiesto al Governo “iniziative per la risoluzione del problema, per la compatibilizzazione tra gli impianti in Italia e quelli dei Paesi confinanti. Qualora infatti le ipotesi di esclusione di alcune frequenze dalla pianificazione italiana, all’esame in questi giorni dell’Agcom, trovassero effettivamente applicazione, vi sarebbero decine di imprese televisive locali che non avrebbero più le frequenze sulle quali trasmettere”. Rossignoli propone così che il ministero segnali all’Agcom soltanto le frequenze “oggetto di situazioni interferenziali ineliminabili”, avviando tavoli tecnici per individuare una soluzione “per la compatibilizzazione degli impianti”. Rossignoli propone inoltre l’assegnazione alle Tv locali delle frequenze che non dovessero andare aggiudicate nella gara. Rispetto alle nuove norme per i contributi del diritto d’uso delle frequenze, Rossignoli dà un giudizio “assolutamente critico” sullo schema di provvedimento su cui l’Agcom ha avviato la consultazione pubblica, “in quanto i criteri previsti generano importi assolutamente insostenibili per l’emittenza locale”.
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