Neanche un passo indietro da Vito Crimi. Sulla vicenda di Radio Radicale, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha sottolineato che “la posizione è molto chiara: l’intenzione del Governo, mia e del Mise è di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale”. E quindi ha aggiunto:“Nessuno ce l’ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura, ma sta nella libertà del Governo farlo. Radio Radicale ha svolto da 25 anni un servizio senza alcun tipo di gara e valutazione dell’effettivo valore di quel servizio”.
Affermazioni forti a cui l’emittente ha inteso replicare subito con una nota stampa in cui si afferma che “Senza entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi, ribadiamo che la convenzione tra Radio Radicale e il Mise si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e che da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara”.
Alle parole, da Radio Radicale, sono seguiti i fatti. Il direttore dell’emittente, Alessio Falconio, intervistato dall’Adn Kronos, ha affermato che: “Siamo pronti a una nuova gara pubblica, lo siamo sempre stati. Abbiamo vinto quella del ’94, l’unica che si è fatta, e poi abbiamo continuato a chiederla negli anni successivi. A questo punto, però una gara deve intervenire assicurando la continuità del nostro servizio, che scade il 20 maggio. Ecco perché chiediamo subito una proroga. Lo chiediamo davvero senza polemiche, perché altrimenti il nostro servizio non può continuare”.
Stavolta è stato direttamente il premier Giuseppe Conte a “chiudere” le porte a Radio Radicale e a rimandare la discussione agli Stati generali dell’Editoria: “Su Radio Radicale e per tutte le altre testate giornalistiche trarremo le conclusioni in base all’esito degli Stati generali sull’editoria. Su Radio radicale abbiamo fatto un programma triennale e come regime transitorio vale quello”.
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